Questa storia - che potrebbe cominciare come una fiaba: «Fin da i tempi degli antichi ...» - è una storia particolare, che non riguarda solo l' uomo e il mare, ma i sovrani, i grandi uomini e gli uomini importanti e le loro regge galleggianti. A dare il via è Cleopatra, la seguono i regnanti olandesi e inglesi, vengono poi lo Zar di Russia o il Kaiser di Germania, per giungere sin o a Juan Carlos. Incontriamo così tutti coloro che, ne l tempo, hanno tenuto viva la tradizione degli yacht, se così si possono ancora chi amare i loro imponenti «palazzi naviganti». Ma alla fine del secolo scorso, in questo regale club cominciano a far capolino i magnati della finanza, che pian piano conquisteranno i mari. La puntuale e precisa ricostruzione storica si ricollega così al presente, tra vicende straordinarie, racconti di eccentriche trovate, figure di designers, costruttori, armatori e soprattutto di proprietari di eccezionali imbarcazioni. Con l'abilità del giornalista «navigato» e la profonda conoscenza dell'esperto, Vincenzo Zaccagnino analizza il recente fenomeno del rapporto con il mare di gente famosa in ogni campo, quel farsi «vedere in barca» che spesso rivela autentica passione ed effettiva abilità. Quello dell'autore diventa a questo punto un dialogo diretto con i protagonisti, tra cui figurano Agnelli, Pirelli, Gardini, Varasi, Falck, Ottone, Rusconi, Trump, Mayer e molti altri. Affiorano così ragioni e motivi, i più diversi: «Prediligo gli sport dove ci si sente veramente liberi, non condizionati da una strada, una pista, un a piscina, un campo, uno stadio», afferma Gianni Agnelli. Anche in questo settore Raul Gardini vuoi essere un'eccezione : «Non faccio mai come gli altri. Non ritengo di avere dei predecessori nel mio modo di fare le cose». Ed ecco il racconto di Giorgio Falck, dove il piacere per il rischi o si tramuta in azzardata avventura: «Cinque notti in mezzo ai ghiacci senza vedere nulla, con la barca che filava a 12 nodi. Si volava sulle onde alla cieca, con il terrore addosso e l'attesa spasmodica dello schianto finale». Ma forse, più semplicemente, «navigare è solo uno dei giochi che appassionano di più», come dichiara Piero Ottone. Solo che la barca, oltre a costituire uno status symhol, si configura sempre più come un vero e proprio mezzo di lavoro, un fenomeno che, secondo il principe Karim Aga Khan, è «destinato a svilupparsi ulteriormente», e questo libro, nelle molte testimonianze raccolte, lo conferma.