Un altro viaggio in forma di dialogo, stavolta nella Grecia antica; ancora uno scandaglio breve e veloce, compiuto, si direbbe, di corsa, ma, attraverso un serrato confronto con le fonti, il più possibile rispettoso della storia. In questo «cammino» vengono rivisitate le vicende dell’Ellade nei suoi momenti essenziali, i topoi materiali e immaginativi più emblematici, lungo un orizzonte esteso e differenziato che, dall’epicentro della Grecia continentale, finiva con il percorrere l’intera regione mediterranea e alcune aree dell’Asia Minore. Vengono sottolineati allora i contagi materiali e culturali che ebbero maggiore rilievo nella formazione del mondo greco, ricercandone gli effetti nelle arti, nelle lettere e, in senso lato, nell’immaginario, che introduce nelle policrome ambientazioni del mito, di cui vengono scandagliati alcuni elementi fondativi, legati ai cicli naturali e alla fecondità della terra. Si sosta perciò nell’immaginario greco dell’Occidente, animato da forti tensioni dualistiche che tendono a fondere fino al paradosso luce e buio. Si ritorna a viaggiare quindi nella vicenda materiale, nell’Atene di Pericle, emblema e arché di tutte le primavere civili della storia, per ritrovarsi poi nei tempi, ora lenti ora veloci, del decadimento, quando, lungo gli scenari della guerra del Peloponneso, la Grecia sprofondava nel regno della h?bris, della discordia e della violenza. La democrazia della polis più illustre si svuotava, diventava altra cosa, rendendosi infine capace di mettere a morte Socrate, uno dei più grandi pensatori del mondo antico. Il lascito civile e intellettuale della Grecia, fecondato dalle culture ellenistico-alessandrine, restava tuttavia imponente e riviveva con tenacia nella Roma conquistatrice, quando l’assassinio di Archimede di Siracusa, il più grande scienziato dell’antichità, aveva chiuso emblematicamente la grande parabola dell’Ellade.
Data pubblicazione
28/08/2017