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Predrag Matvejevic e Björn Larsson Mare del Nord incontra il Mediterraneo |
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Björn Larsson: 2010 Serata dei 35 anni della Libreria Il mare |
Non possiamo dimenticare quel giovedì del 19 ottobre 2006, quando nei locali della Libreria Il Mare, in quel momento in via di Ripetta 239 il romanziere svedese
Björn Larsson e lo scrittore croato
Predrag Matvejevic, per la prima volta insieme a Roma, hanno incontrato i loro lettori e tutti gli appassionati di mare. L’evento si sviluppò intorno alle note del contrabbasso di Roberto Bellatalla, al canto di David Barittoni e alla voce recitante di Antonio Iuorio. Una serata indimenticabile in compagnia di due grandi esponenti della letteratura europea con l’alternanza di musica, lettura di brani, canti e interventi del pubblico. Ci aveva fatto conoscere
Björn, la nota regista
Wilma Labate, che avrebbe voluto fare un film tratto dal libro di Larsson
Il porto dei sogni incrociati, uno dei suoi romanzi di grande successo. Matvejevic invece lo avevamo conosciuto già nel 1996 e coinvolto nell’evento
AmordiMare organizzato dalla Libreria Internazionale Il Mare a Piazza del Popolo.
Ai due grandi autori di mare chiedemmo, Marco ed io, in date diverse, di scrivere qualcosa per noi. Predrag ci inviò un testo inedito pubblicato sulla rivista Il Mare, mentre Bjorn, sempre impegnatissimo, ha rinviato ogni anno, la stesura del suo testo. Predrag, l’autore del meraviglioso saggio
Breviario Mediterraneo è volato in cielo, mentre con Larsson è nata una grande amicizia, basata sull’amore per il mare e le barche a vela. Gli incontri con Bjorn si sono susseguiti spesso nel
momento delle presentazioni dei suoi libri tradotti in italiano e pubblicati dalla casa editrice Iperborea. Con Marco, gli abbiamo anche consegnato a Gaeta nel 2013 un premio letterario
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Libreria Il Mare 2016: Marco Firrao e Björn Larsson |
in occasione del
Festival Internazionale dell’Editoria del Mare organizzato dalla Libreria Internazionale Il Mare.
Björn è di nuovo venuto a Roma, questa volta nella sede di Via del Vantaggio 19, su richiesta di Marco a presentare il suo lavoro, in quel momento “fresco di stampa”
Raccontare il mare. Presto tornerà nella nostra Libreria per presentare la sua nuova opera
Lettera di Gertrud. Intanto, finalmente,
Björn ha trovato modo di scrivere un testo in italiano per il nostro blog
MareMagazine, che pubblichiamo di seguito. Chi conosce Larsson sa bene quanto siano fondamentali per lui la sfida di avventurose navigazioni in acque burrascose, la vita di bordo con la sua disciplina e le sue leggi, i porti e il mare, con le sue tempeste e le sue bonacce; ogni emozione è descritta nei suoi romanzi originali e pieni di fascino.
Nel link che segue, troverete tutti i libri da lui pubblicati in italiano.
https://www.ilmare.com/search.php?a=1&q=&qa=larsson&qt=3 Tutti gli amanti del mare e non solo, hanno apprezzato i suoi testi e ogni volta che viene a Roma per qualche presentazione ci sono moltissimi lettori che arrivano per incontrarlo direttamente e farsi firmare i suoi volumi. La Libreria Internazionale il Mare lo aspetta ancora una volta in autunno.
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Björn Larsson con i suoi libri |
Björn Larsson è nato in Svezia, a Jönköping nel 1953, ha insegnato francese all’Università di Lund. Ha pubblicato varie opere di critica filologica e ha tradotto dal danese, dall’inglese e dal francese. E' un appassionato navigatore. Sulla sua barca a vela Rustica, ha scritto i suoi principali libri. Dal suo esordio, nel 1992, con La vera storia del pirata Long John Silver, Larsson ci ha fatto conoscere mondi di cui si parla raramente. Nel libro viene restituito un personaggio immortale come il terribile pirata con una gamba sola dell’Isola del Tesoro, con le tempeste, gli arrembaggi, le efferatezze ma anche la loro sfida libertaria di ribelli contro il cinismo dei potenti. Il grande successo arriva con Cerchio Celtico, Premio Boccaccio Europa 2000, un thriller ispirato da un suo viaggio, sulla barca a vela Rustica, sulla misteriosa organizzazione segreta che in Irlanda, Scozia, Paesi Baschi e Bretagna, punta sul fondamentale irredentismo scozzese e irlandese. Altro premio è arrivato a Björn per Il porto dei sogni incrociati dove in Francia si è aggiudicato il Prix Médicis. Ha scritto tanti altri volumi tutti pubblicati in italiano dalla casa editrice Iperborea.
Giulia D’Angelo
Dove sta andando la vela?di Björn Larsson |
Björn Larsson nella sua barca Rustica |
Qualche tempo fa, sono stato contattato da una giornalista del Corriere della Sera che desiderava intervistarmi. Mi disse che il giornale avrebbe pubblicato due belle pagine sulle barche e la navigazione. Gli interessava intervistarmi sulla possibilità di vivere in barca a vela, come io faccio da anni. Accettai l’intervista perché era raro che un quotidiano nazionale italiano pubblicasse articoli riguardanti le imbarcazioni a vela, fuori dalle pagine dedicate allo sport. Ebbi però una grande delusione quando lessi la pubblicazione della mia intervista. Essa aveva un tono che non era per niente il mio. Il giornalista aveva scritto parole che non erano le mie e, ancora più deludenti, furono i due grandi articoli accanto alla sola colonnina della mia intervista. Quasi una pagina intera era dedicata alla costruzione di uno yacht lussuosissimo e per me mostruoso. Evidentemente era stato ordinato da qualche miliardario che poteva pagare decine di milioni di euro per un giocattolo di prestigio. Si trattava di una barca che aveva bisogno di un equipaggio di una decina di persone per muoversi dal porto… e per far mangiare i passeggeri ospiti.
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Foto Carlo Borlenghi |
L’altro articolo parlava di una regata di bolidi, genere formula uno del mare. Organizzata per barche che costano milioni di euro e ad anni luce dal portafoglio dei comuni mortali. Non c’è bisogno di essere un genio per capire che il Corriere della Sera voleva dare al pubblico dei suoi lettori il messaggio di un immagine delle imbarcazioni a vela usate per uno sport di lusso, riservato a pochissimi ricchi. Una decina di anni fa, invece, una rivista nautica che non conoscevo neanche di nome, mi chiese un testo sul mondo nautico e della vela. Qualche tempo prima, avevo letto un articolo riguardante l’America Cup, che informava circa il costo dell’affitto giornaliero di una gru per la barca Oracle: costava quanto il budget annuale dell’insegnamento della navigazione a vela a tutti i giovani italiani. Scrissi dunque un articolo dove raccontavo, più o meno, che circolavano troppi soldi nel mondo nautico o che erano molto mal distribuiti. Quando ho ricevuto per posta la rivista a casa mia, mi sono reso conto del mio grande errore. La rivista si chiamava
Yacht capital ed era chiaramente indirizzata a coloro che possedevano molto denaro da spendere… o meglio da sprecare.
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Gaeta 2013, Larsson con Roberto Gianani |
Accanto al mio testo, infatti, era pubblicata una lunga intervista ad una donna che vendeva aerei jet privati per coloro “che avevano bisogno di raggiungere velocemente il loro yacht!”
Successivamente un giornale svizzero mi commissionò un testo sull’ America’s Cup. Di nuovo scrissi lo stesso messaggio e concetto, cioè che tutti i soldi spesi per quella e altre regate di prestigio potrebbero essere utilizzati meglio sia promuovendo lo sport della vela fra i giovani, che per migliorare le strutture di accoglienza nei porti e anche creare più ormeggi per le piccole barche, accessibili alla maggioranza delle persone con redditi da lavoro normali. Mi hanno pagato l’articolo, ma non l’hanno mai pubblicato. Senza dubbio non era piaciuta la mia critica ad una regata così prestigiosa e dove alcuni svizzeri, con la barca Alinghi, vincevano la Coppa utilizzando i soldi degli sponsor e, quindi in ultima analisi, quelli di noi consumatori.
Posso pensare, dopo questi episodi, che la realtà della vela, vista solo come un’attività di lusso per privilegiati, sia un fenomeno tipicamente italiano. A conferma della mia sensazione posso portare anche un altro esempio. Avevo progettato di trasferire la mia barca in Italia per qualche anno. L’idea era di scendere dal Nord e navigare in estate lungo i canali francesi, quindi proseguire per qualche stagione, la navigazione intorno all’Italia e, successivamente ritornare in Svezia dall’Atlantico. Mi sembrava un bel progetto fin quando ho guardato i prezzi dell’ormeggio presso un marina non troppo lontano da Milano, che è il mio pied-à-terre in Italia, ed ho scoperto che il costo minimo era di 5.000,00 euro l’anno per la mia barca di 38 piedi. In Svezia, a Helsingborg, nella mia marina al centro della città, con tutte le strutture necessarie, docce, lavatrici, diesel, etc, pago 1.000,00 euro l’anno! È vero però che anche da noi al Nord sta cambiando qualcosa, in senso negativo purtroppo. Quando, una trentina di anni fa, ho comprato la mia prima barca, un Folkboat 25 piedi in legno, che era una barca di taglia media, senza motore, abbiamo navigato a vela due estati da porto in porto, di ancoraggio in ancoraggio, per mesi. All’epoca, navigavano molte barche da 22 a 28 piedi. Famiglie o giovani partivano per le vacanze, facendo un bel giro in Svezia o in Danimarca. Più rari erano coloro che, come me, si avventuravano più lontano. Non ero l’unico a partire per l’avventura in navigazione su queste piccole barche molto marine.
In quel periodo incontrai in Scozia una coppia, con due bambini di 7 e 9 anni, che avevano traversato il Mar del Nord per realizzare il loro sogno di arrivare in Scozia, su una barca di 26 piedi, simile alla mia. Oggi, una barca di 26 piedi sembra quasi uno scherzo. Quando faccio una passeggiata sui pontoni nel mio porto abituale e vedo arrivare i visitatori dalla Germania o dalla Danimarca, difficilmente mi capita di vedere un Folkboat, un Maxi 77 o un Albin 27 mentre, invece, ai miei tempi se ne vendevano a migliaia. Ai giorni nostri, una barca di 30 piedi sembra piccola. Non è raro vedere
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Foto Carlo Borlenghi |
arrivare una barca di 40 piedi con due o tre persone a bordo dove vi si trova la tv, internet, tutti i gadget possibili e impossibili per la navigazione, incluso il radar, e anche l’aria condizionata. La doccia poi è obbligatoria per non doversi mescolare con i plebei al bagno del porto. Più inquietante e triste è il fatto che l’età media dei navigatori si aggira intorno a sessant’anni. Quando raramente vedo una giovane coppia su una barca a misura d’uomo... o di donna… mi fa tenerezza e la saluto esprimendo il mio apprezzamento per i rari giovani che oggi navigano a vela.
“La crociera non fa tendenza” scrisse qualche anno fa Ida Castiglioni su Bolina in un articolo che descriveva il
“crollo d’interesse per la crociera in barca a vela “. Recentemente, anche la rivista
Vela si domandava:
“Perché un paese come il nostro che è praticamente un’isola circondata dal mare non è capace di rendere la vela uno sport di interesse nazionale?” |
Foto Carlo Borlenghi |
Ma ci sono forse segni ancora più allarmanti per il futuro della vela. Dieci anni fa, per ogni marina in Svezia o in Danimarca, c’erano code di attesa per avere un ormeggio, a volte fino a dieci anni. Oggi, rari sono i porti dove non si può avere un posto in un anno o due. Per una barca sotto i 30 piedi, l’ormeggio si trova subito, visto che i porti, nella maggioranza, sono stati costruiti prima che il mercato di barche si fosse ammalato di obesità. Nel porto che io frequento, ad esempio, ci sono almeno una ventina di posti liberi. Un altro sintomo inquietante – per coloro che amano il mare a misura d’uomo – è che non si costruiscono più barche sotto i 28 piedi a prezzi accessibili a coloro che vogliano iniziare a navigare. Il mercato di barche usate è già strapieno di barche un pò anziane, però «shipshape» e «sea-worthy», perfettamente adatte a belle navigazioni, non trovano acquirenti. Una barca, come la mia seconda, con cui sono andato in Scozia e in Francia, la IF, si vende a prezzi ridicoli. Se ne possono acquistare in Svezia per 3.000,00 euro, compreso tutto
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Il porto di Helsingborg |
l’equipaggiamento e le vele nuove. Ora sono arrivati sul porto i camper, così una parte del parcheggio del porto è stato riservato a loro. Pagano la notte alla stessa tariffa delle barche in visita, utilizzando il bagno del porto come i navigatori di passaggio. L’ironia è che se i camper vengono al porto, è solo perché ci sono le barche che fanno sognare gli orizzonti infiniti. Che succederà il giorno che il porto diventerà a suo turno un parcheggio di barche che non escono mai? E quando la maggioranza dei proprietari delle barche avranno la loro pensione di velisti? Che cosa dovremmo fare per invertire la rotta del declino della vela? Qual’è la nostra speranza?
Non ho una soluzione-miracolo. Penso però che dovremmo promuovere di più la vela come avventura, viaggio e modo di vivere, piuttosto che come uno sport di gara e di regate. Dobbiamo ritornare indietro, non per pura nostalgia, bensì per riscoprire la vela come uno sport non-competitivo, come una sfida dove ognuno può testare i propri limiti. Ma anche come una maniera perfetta per andare a vedere che cosa c’è dietro l’orizzonte, senza meta e senza una strada predefinita.
Björn Larsson