Vele italiane della costa occidentale, dal Medioevo al Novecento è il titolo molto impegnativo di questo libro che colma un vuoto nella storia della marineria italiana. Raccoglie le notizie e le immagini più significative delle imbarcazioni a vela delle coste occidentali d'Italia, dall’inizio della loro storia fino al principio del XX secolo. Ben cinquanta tra grosse navi e minuscole barche a vela dei mari Ligure, Tirreno e Ionio sono descritte con notizie storiche, illustrate dai piani costruttivi e quasi tutte riprodotte in tavole a colori.
Gli autori hanno un curriculum di tutto rispetto. Sergio Bellabarba è tra le altre cose socio fondatore dell’Istituto Italiano per l’Archeologia e l’Etnologia Navale, e coautore di
Royal Caroline del 1986 . Edoardo Guerreri invece è un designer e creativo e membro della Society for Nautical Research. Con una ricerca da veri certosini hanno raccolto ogni significativo indizio per rintracciare l’esistenza, l’impiego e l’aspetto di tutte le barche e le navi delle nostre coste occidentali. Accanto alle navi che ciascuno di noi almeno di nome conosce, per esempio i cutter o le golette, hanno descritta una varietà di tipi del tutto sconosciuti che nessuno più saprebbe manovrare: liuti e schirazzi, luntri e polacche, pinchi e martigane, e altri e altri ancora, con una sorprendente varietà di scafi e alberature.
Nella copertina, in primo piano una martigana, in secondo un brigantino a vele quadre e sullo sfondo un bovo.
|
Barche di Sicilia: Varca ustanisa |
|
Sardara siciliana |
Oggi che la popolarità della vela è testimoniata dall'interesse per le regate cresce l’interesse per la storia e le tradizioni nautiche e per le imbarcazioni in legno. I cantieri che sanno ancora usare il legno registrano un vivo interesse per il loro lavoro, si costruiscono barche di tipo tradizionale, si ripristina l'aspetto originale di quelle che avevano subito modifiche e si restaurano quelle in cattivo stato.
|
Brigantino a vele quadre, piano velico |
Il pregio principale di questo libro, come affermano gli stessi due Autori, è in primo luogo di avere dato una descrizione il più possibile dettagliata dell'aspetto fisico delle navi e barche delle coste liguri, tirreniche e ioniche delle quali è stato possibile reperire piani costruttivi e piani velici autentici o affidabili. In secondo luogo, di ricercare il periodo e la regione di origine dei singoli tipi e la loro evoluzione nel tempo, attraverso le tracce che essi hanno lasciato nei documenti scritti.
Una rassegna delle navi e barche dell’epoca velica estesa all’intero Mediterraneo non esiste, e non si vede come potrebbe essere compilata. La maggior parte delle informazioni di cui disponiamo, sparse in opere di varie epoche, riguardano il bacino occidentale del Mediterraneo.
A sinistra l’incappellaggio delle sartie e degli stragli sulla coffa dell’albero di maestra.La marineria della sponda africana del Mediterraneo è ben poco conosciuta, ed ancor meno
note sono le imbarcazioni tradizionali della Palestina, del Libano, dell’Anatolia, del Mar Nero. Sulle imbarcazioni dell’Egeo e sulle barche maltesi abbiamo notizie più abbondanti relativamente al loro aspetto, ma poco si conosce sulla loro storia. Il Mediterraneo presenta caratteri unitari, ama è anche fisicamente e culturalmente distinto in bacini differenziati. Per esempio, i tipi di navi in uso nella marineria tirrenica e ionica sono molto diversi rispetto a quelli della marineria adriatica, nonostante l’omogeneità culturale che esiste tra tutte le popolazioni delle coste italiane. Il ruolo del regime dei venti e delle caratteristiche dei fondali, delle coste e degli approdi è decisivo, ma altrettanto influiscono le correnti di traffico, in termini sia di qualità delle merci trasportate, sia di quantità. Le navi e le barche delle sponde ioniche e tirreniche hanno invece tra loro un'innegabile affinità, pur nella varietà, testimoniata nel libro.
|
Brigantino Mediterraneo |
La parentela tra una qualsiasi barca siciliana ed una ligure può essere molto lontana o inesistente, ma il loro aspetto esteriore ed il modo con cui sono costruite ed attrezzate sono simili: le si confronti con un'imbarcazione tradizionale chioggiotta, egiziana o greca, e l'affinità risulterà evidente. La stessa affinità rilevata tra le imbarcazioni della sponda occidentale italiana e quelle francesi e spagnole. Ma è quasi sempre vana impresa cercare corrispondenze, parentele o discendenze tra i tipi di imbarcazioni; sulla base delle attuali conoscenze possiamo solo descriverli, ciascun tipo per sé, come le città ed i villaggi nei quali venivano costruite.
Duecentottanta pagine nel formato 24x30, in edizione rilegata, da studiare e consultare, divise in tra parti: la storia, la descrizione di più di cinquanta tipi di barche e per chiusura l’architettura e la teoria.
La presentazione è di Carlo Croce, Presidente dello Yacht Club Italiano.