“Negli ultimi anni del mondo verrà il momento in cui il mare Oceano spezzerà le catene d’eventi e una vasta terra sarà rivelata, e un nuovo marinaio, come colui ch’era guida di Giasone, il cui nome era Tifis, scoprirà un nuovo mondo; e allora l’isola di Thule non sarà più l’ultima delle terre.” Cominciamo col dire che non erano tre. proprio quello che il 12 ottobre del 1492 porterà Le caravelle, ovviamente. Si tratta di un mito durevole, entrato prepotentemente nell’immaginario. Tre come i Magi, come le melarance della fiaba, per non citare altri e più sublimi paragoni. Volendo essere precisi, due caravelle e una nao: una grossa nave commerciale. Ma poco importa: il mito si costruisce a suon di semplificazioni. E allora ecco che saliremo a bordo di queste navi e, passo dopo passo, ripercorreremo le tappe del primo viaggio di Cristoforo Colombo, l’Ammiraglio ad avvistare la terra, le Indie o una sconosciuta? Come per ogni navigazione, dovremo prepararci imparando a conoscere i tipi nautici, il regime dei venti, strumenti come la bussola, le carte nautiche, le tavole di martelogio per il calcolo del punto nave. Ma soprattutto saremo introdotti alla vita di bordo e incontreremo gli uomini che stanno per compiere questa fantastica traversata. A guidarci sarà il Giornale di bordo, il diario su cui Colombo annotava tutto ciò che viveva in quelle settimane. Il racconto della traversata è dominato da alcuni temi ricorrenti: il dubbio che l’intera impresa possa rivelarsi un fallimento; il timore degli equipaggi di non trovare venti contrari per poter tornare indietro, crescente, man mano che ci si allontana dalle terre avite; gli avvistamenti illusori: fugaci lampi di sollievo, seguiti dal più grande scoramento. L’incertezza circa la destinazione e la durata del viaggio ebbero un ruolo fondamentale nel trasformare la traversata in qualcosa di penoso. Colombo stesso esprime dubbi in merito alla riuscita dell’impresa, trovandosi a fare i conti con la paura. A partire dal 9 settembre, domenica, inizia a falsificare il Giornale di bordo – o, quantomeno, la sua copia ufficiale –, nascondendo agli uomini le distanze realmente coperte: “Avanzò, in quel giorno, 15 leghe. Decise di contarne meno di quante ne percorreva, affinché, se il viaggio fosse risultato lungo, non si spaventassero né si scoraggiassero gli equipaggi. Durante la notte, percorse 120 miglia, 10 miglia all’ora, ossia 30 leghe”.»
Data pubblicazione
20/10/2022