I rapporti intercorsi tra la nostra comunità nazionale e il mare, negli anni che vanno dal processo di formazione dello Stato unitario alla prima guerra mondiale, furono caratterizzati da elementi di radicale trasformazione. Non solo intervennero in quella fase rivoluzionari cambiamenti tecnologici, ma mutò il rapporto stesso tra il mare (anzi i mari) e la rappresentazione complessiva dell'Italia , in un paese che si avviava a diventare Nazione. I contributi di questo volume si interrogano non solo su alcuni dei nodi strategici della nostra storia marittima - mercati, mezzi di comunicazione, mestieri del mare - , ma anche sugli effetti dei processi politici e istituzionali che, dall'Unità in poi, regolano, con intensità crescente, il ruolo, la presenza e l'identità della gente di mare. L'attenzione si concentra sui cambiamenti subiti dall'Italia minore che lavora a bordo delle agili navi a vela transoceaniche o risiede nelle comunità del mare; ma si guarda anche a quel confine mobile e permeabile tra terra e mare sul quale si muovono ceti professionali e apparati burocratici chiamati a confrontarsi con la gestione delle questioni marittime; o per altro verso a quelle élites desiderose di distinguersi socialmente attraverso la pratica sportiva dello yatching. Prende così forma, anche grazie alla valorizzazione di fonti «specializzate» come i giornali di bordo o gli statuti dei circoli nautici, un punto di vista storiografico che, attraverso la rappresentazione degli ineludibili limiti geografici e culturali dell'Italia marinara del XIX secolo, fa emergere le radici di più recenti e tumultuosi cambiamenti, destinati a segnare, per tutto il secolo successivo e fino ad oggi, il tormentato rapporto del nostro paese con l'ambiente marino.
Data pubblicazione
01/01/2001