Un libro aperto su antiche culture e fluttuanti leggende, è per questo che, ancor oggi, essa attira la gente; turisti curiosi od eminenti studiosi, pescatori sportivi o subacquei virtuosi. Ha orli smerlati e fondali inviolati, gorgonie e coralli se ne contendono i fianchi, mentre frotte di salpe qui nuotano a branchi, tra ceppi, vasellame, monete, monili e paranchi. Il tempo e le variegate vicende della vita dei personaggi di questo libro si intrecciano tra loro, ma il timone del tempo non perderà la rotta fin quando non si sarà avverato l’ultimo desiderio del nostromo di un bellissimo brigantino nero mogano che in una notte di burrasca diede la sua vita al mare. È l’intesa tra gli uomini, le cose, gli animali, come il gabbiano Natalino, che danno il significato più profondo a questo racconto, quella solidarietà che si trova soprattutto tra la gente di mare. La Belwood con il suo scheletro di mogano nero riposa sommersa dal blu e dal silenzio, sa che da qualche parte un’altra nave sta per essere varata, ripercorrerà probabilmente le stesse rotte che furono le sue, un’altra polena è stata forgiata dalle mani di un esperto artigiano, le sue fattezze forse sono diverse da quelle di Hanna ma i suoi occhi parlano al mare come faceva lei. La sorpresa la indusse a sgranare gli occhi, notò una sorta di antro dai bordi troppo netti per essere naturale, i pesci lanterna che vi si erano rifugiati, seppure indirettamente, avevano indicato la via. Si trattava del bordo superiore di una stiva sventrata, senza ombra di dubbio. Nuotò lungo la fiancata appoggiata sul fondale e d’un tratto si trovò faccia a faccia con una bellissima donna, dai grandi occhi neri… Lety trasalì mentre uno spasmo involontario le fece spegnere la torcia. Quando la riaccese, al suo posto c’era solo il busto ligneo di una scultura mitologica. Capì subito d’averla trovata. Quell’opera d’arte non poteva che essere che “Hanna”, la polena della Belwood che d’allora, era rimasta al suo posto di vedetta, in paziente attesa che qualcuno arrivasse a chiudere un cerchio secolare. Finisce qui la secolare vicenda del brigantino color ebano, con le vele ecrù. Vogliamo credere che, ovunque siano, gli uomini dell’equipaggio possano finalmente aver pace. La loro è solo una delle innumerevoli tragedie del mare, speriamo solamente che le nuove generazioni possano approcciare a questo magnifico elemento con la giusta preparazione e la necessaria prudenza, nel rispetto dei regolamenti vigenti e, soprattutto, con il buonsenso che deve guidare le intenzioni e le azioni di tutti noi.
Data pubblicazione
04/11/2016