L'Afghanistan ha confini simili ai bordi di una foglia. È verde e desertico, con laghi, fiumi e montagne; all'interno si ergono imponenti altipiani, dove i nomadi si fermano in primavera e i pastori beduini allevano animali. Si gioca con gli aquiloni e si fanno partite a cavallo. L'Afghanistan è stato attraversato nei secoli da Indiani, Cinesi, Inglesi, Russi e ora ci sono gli Americani. Su tutti ha vegliato Alessandro Magno, portando con sé il vento dell'arte ellenistica, che ha saputo armonizzarsi con il rumoroso monsone buddista nella valle di Bamiyan, scossa in tempi recenti dalla furia iconoclasta degli ''studenti'', i Talebani. È la terra narrata in questo volume da un geografo, uno storico dell'arte, un famoso inviato di guerra e dal suo fotoreporter; descritta da immagini che raccontano di bambini, donne con il burqa, combattenti armati di un ''leone''divenuto troppo presto un angelo, come cita l'epitaffio della sua sepoltura. Ora il futuro dell'Afghanistan appare incerto e al centro delle contese fra Occidente e Oriente, ma le moschee di Kabul, le botteghe degli antiquari in Chicken Street e i fotografi ambulanti, ritratti in questo volume, oltre alle opere d'arte, al riparo dai bombardamenti nei musei e nelle raccolte private del mondo, continuano a definirne i contorni mobili.
Data pubblicazione
01/11/2002