Per l'uomo primitivo avventurarsi in mare aperto sulle navi significò certamente compiere un'impresa audace quanto quella degli odierni astronauti. Oggi si può solo intuire quanto provarono quei navigatori preistorici nei loro viaggi per mare; ma non tutto ciò che accadde è destinato a restare nel regno dell'immaginazione. Dai tempi più lontani, infatti, e nel corso dei secoli sono state moltissime le navi finite nel fondo degli abissi; riportarle alla luce significa conoscere l'abilità di chi le costruì, nonché la destrezza e la forza dei loro marinai in lotta con gli oceani implacabili. Tale è lo scopo di questa particolare branca dell'archeologia che può datare la sua origine dal recupero della nave di Nydan del IV secolo a.C. in una torbiera dello Schlewig nel 1863. AI giorno d'oggi, le nuove prospettive fornite dall'autorespiratore e dai moderni metodi di illuminazione dei fondi marini hanno immensamente accresciuto il numero delle navi antiche recuperabili. Si tratta, dunque, di una scienza in evoluzione continua. Questo libro si propone di seguirne le tappe fondamentali ricostruendo le drammatiche vicende che hanno portato alla scoperta delle navi e soffermandosi sugli uomini che le recuperarono e le restaurarono, fornendo parimenti un affascinante quadro dei mezzi di navigazione dal terzo millennio a.C. alla metà del XVIII secolo della nostra era.
Data pubblicazione
01/01/1978