L’anfora argentea di Porto Baratti, straordinario reperto rinvenuto casualmente in mare nel 1968 da un pescatore che operava nelle acque tra San Vincenzo e Populonia. Lo stato di conservazione era quello di un qualsiasi oggetto che permanga a lungo in un ambiente marino, con le superfici esterne talmente incrostate e deformate da rendere difficile la lettura delle decorazioni. L’eccezionalità dell’oggetto risiede infatti non solo nel pregio del materiale in cui è realizzato, ma soprattutto nella decorazione, formata da 132 medaglioni ellittici contenenti altrettante figure umane, ognuna delle quali differisce dalle altre. Complessi furono i lavori di restauro, soprattutto per quanto riguardò l’eliminazione delle deformazioni, effettuata meccanicamente attraverso la tecnica del riscaldamento localizzato: l’intera operazione durò infatti circa un anno. Ultimato il restauro, l’anfora venne studiata da Paolo Enrico Arias: sulla base di molteplici considerazioni l’anfora è da attribuire ad un’officina di argentieri siriaci e può essere datata alla fine del IV secolo a.C. Altrettanto probabile è che l’anfora sia interpretabile come un oggetto di culto da mettere in relazione con la corrente religiosa del mitraismo. Il libro passa quindi a descrivere in maniera particolareggiata le figure principali, rappresentanti divinità ed eroi della mitologia greca.
Data pubblicazione
01/01/1986