Erica Giopp ha 26 anni quando parte per fare il giro del mondo in barcastop: l’autostop del mare, che si fa viaggiando in barca a vela, ricevendo passaggi in cambio di aiuto nelle pulizie o al timone, a seconda dell’esperienza. Non lo fa per ritrovare se stessa, per cercarsi nel contatto con l’estremo, lo fa per scappare: dai doveri, dagli impegni, dai trent’anni che si avvicinano. Erica lascia lavoro, fidanzato, amici e famiglia; parte a ottobre 2016 e torna un anno dopo. Nel mezzo: 17.000 miglia, un solo piccolo bagaglio, poche ore di sonno, molte di lavoro duro, intossicazioni alimentari, settimane di bonaccia e innumerevoli tramonti sull’oceano, di quelli da guardare in silenzio. Il barcastop in Italia si sta conoscendo ora, ma all’estero è già una moda e lo fa chiunque: architetti, bariste, studenti, fotografe, con o senza figli, con più o meno soldi. Per questo, il viaggio di Erica è un viaggio attraverso l’umanità, e ce la fa conoscere in tutti i suoi aspetti più crudi, grezzi ma sinceri, come le amicizie e gli amori, che nascono nel mezzo del nulla, quando non si parla la stessa lingua, non ci si lava da giorni e si indossano sempre gli stessi vestiti sporchi. Erica torna l’anno dopo con più consapevolezza, senza imbarazzi, senza fidanzato ma con più amore e fiducia nel prossimo, di quelli che solo chi ha condiviso il mare può provare.
Data pubblicazione
15/05/2019