Il mare, fin dall’alba dei tempi, rappresenta una risorsa vitale per l’umanità. Le più floride civiltà si svilupparono in prossimità delle coste, laddove le risorse ittiche ampliavano la scelta dei prodotti commestibili e le foci dei grandi fiumi regalavano acqua dolce, terreni fertili e possibilità di trasporto su zattere. Circa 15.000 anni fa lo scioglimento dei ghiacci provocò l’innalzamento del livello del mare di 150 metri, costringendo l’uomo ad abbandonare le zone precedentemente occupate e sfruttate; uomo che, allo stesso tempo, affrontava la necessità di un rinnovamento delle tecniche di caccia, dovendo adattarsi all’estinzione dei grandi animali conseguente ad un profondo cambiamento climatico. Sfruttando le conoscenze nautiche, acquisite in millenni di navigazione sottocosta, i più audaci si spinsero verso luoghi con clima mite, approdando in quei territori dove l’agricoltura poteva diffondersi. In mancanza di testi scritti, le testimonianze archeologiche portate alla luce lasciano molti dubbi sull’origine dell’uomo neolitico. Conosciamo il suo “stile di vita” ma non riusciamo a capire a fondo i meccanismi che hanno comportato il più grande salto evolutivo della storia dell’uomo. Uno degli indizi più efficaci per capire l’evoluzione degli antichi popoli del Mediterraneo è costituito dalle rotte navali dell’ossidiana, percorse almeno dal 10.000 a.C.
Data pubblicazione
01/11/2011