Le conoscenze sull’arcipelago maltese nel lungo arco di tempo che va dalla conquista romana a quella islamica si sono finora fondate principalmente sulle testimonianze delle fonti letterarie. Queste, riportando pochissime notizie sulle vicende politico-militari e soffermandosi invece solo su episodi e annotazioni di carattere marginale, saccheggi, naufragi, esili, dati geografici, hanno contribuito a diffondere di Malta e Gozo, in quei secoli, una visione negativa di povertà e di emarginazione. In realtà i contesti archeologici riportati in luce in tempi diversi rivelano un quadro ricco e dinamico e mostrano come le isole maltesi, legate politicamente alla Sicilia, siano state un nodo di importanza non trascurabile nel Mediterraneo centrale, soprattutto in alcuni momenti. Questa ricerca si propone di ricostruirne le molteplici attività economiche, mediante l’analisi delle risorse naturali, dell’organizzazione territoriale e del sistema portuale. È in questa prospettiva che vengono rilette sia le fonti letterarie ed epigrafiche, sia la documentazione archeologica terrestre e subacquea (in gran parte inedita), in particolare quella relativa ai contenitori da trasporto di importazione e di fabbricazione locale, importanti indicatori dell´apertura commerciale e della produttività dell’arcipelago. In tale ricostruzione, assumono un ruolo fondamentale la revisione dei dati di scavo e lo studio della grande quantità di reperti restituiti dai due siti indagati dalla Missione Archeologica Italiana a Malta: il grande santuario internazionale dedicato ad Astarte-Hera-Giunone localizzato nel sito di Tas Silg e la villa-fattoria di S. Paolo Milqi, a tutt’oggi i contesti maltesi di età storica più significativi, punti di riferimento obbligato per comprendere le complesse dinamiche insediative ed economiche dell’arcipelago.
Data pubblicazione
04/11/2004