Vittorio Vecchi nel suo «Saggio sulle origini dello spirito navale in Italia» pubblicato nella «Rivista Marittima» del gennaio-giugno 1924, asseriva che Giulio Cesare poteva considerarsi «il più luminoso astro nella costellazione dei generali del mare, di sangue nostro, nella classica antichità ». In realtà, Giulio Cesare, anche studiato sotto l'aspetto di navarca, occupa un posto preminente nella storia della marina antica d'Italia, avendo avuto ai suoi ordini forti armate e avendo diretto complesse azioni belliche anche sul mare. La storia delle vittoriose gesta di Cesare enumera invero fatti d'arme navali di grande importanza. Nella prima campagna delle Gallie, Cesare sconfigge in battaglia navale i Veneti di Bretagna ed esegue la prima ricognizione nelle isole britanniche. Nella seconda invade la terra dei Bretoni e al sottomette, pur non occupandola in modo permanente. Nelle lotte civili, egli assedia Marsiglia, trasporta le sue legioni a Farsaglia, conduce personalmente l'ardua giornata nel porto di Alessandria, veleggia per l'Africa per sconfiggere Scipione e Catone, porta li suo genio in Ispagna per schiacciare l'ultima resistenza pompeiana. Negli annali del mare, pochi altri condottieri hanno svolto un'opera così svariata ed insieme integrale di operazioni belliche terrestri e navali quanto Giulio Cesare.
Data pubblicazione
01/01/1938