Il popolo della Bibbia, nato nel deserto e affacciato sul Mediterraneo, non si distingue per la sua attività marittima, non si lascia tentare da conquiste e imprese e non dispone di un ricco vocabolario per descrivere imbarcazioni o manovre nautiche. AI contrario della letteratura greca e latina, le pagine dell'Antico e del Nuovo Testamento guardano e pensano il mare solo dalla terraferma e non dispongono di eroi marittimi, a eccezione del profeta Giona, che fugge in nave pur di non recarsi a Ninive. e dell'apostolo Paolo, che si avventura nel Mediterraneo per trasmettere il messaggio evangelico. Nessun Ulisse che, nonostante la paura, si arrischi sul l'acqua. Nessun Enea che subisca il mare più di quanto lo cerchi. Eppure, proprio questo sguardo insolito e laterale consente alla Bibbia di non mitizzare il mare, ma di riconoscerne la forza e il valore simbolico in relazione alla riflessione su creazione, morte e mistero di Dio.
Data pubblicazione
01/11/2013