Come si può facilmente intuire già dal nome, il cacciatorpediniere è un tipo di nave nato per costituire una risposta alla crescente minaccia della torpediniera, un'imbarcazione piccola e veloce. Questa a sua volta nacque per portare in battaglia l'arma del siluro. Il cacciatorpediniere è perciò un tipo di nave costruito al termine di un'escalation della tecnologia bellica innescata nel 1864, data di nascita di comodo che si attribuisce all'invenzione di Whitehead. Nel 1864 iniziò infatti la costruzione del siluro moderno, cioè un ordigno esplosivo a uso navale e costiero dotato di propulsione autonoma, che può essere lanciato sopra o sotto la superficie dell'acqua ed esplode a contatto con il bersaglio. A ridosso della nascita stessa della tecnologia iniziarono gli studi per aumentarne le possibilità d'impiego, variandone dimensioni e potenziale esplosivo, e sperimentando vari tipi di motori sempre più veloci; l'aumento della velocità in particolare consenti il loro impiego in combattimento d'altura, dopo che i primi test avevano dimostrato che gli esemplari iniziali erano più idonei al lancio contro navi ancorate. Solo due anni dopo l'introduzione del siluro, una delle più importanti marine al mondo, quella britannica - o meglio, la marina che all'epoca si poteva considerare la prima al mondo per via delle sue eccezionali capacità di potenza bellica, raggio d'operatività e innovazione - varò la prima nave costruita apposta per silurare: L'HMS Lightning. Si trattava di un vascello di piccole dimensioni: 33 t di dislocamento e 26,6 m di lunghezza, in grado di navigare a 18 nodi e d'imbarcare 14 testate. I siluri potevano originariamente essere lanciati due alla volta, grazie a delle specie di rotaie di metallo, poi sostituite con un più efficace tubo singolo, che riduceva però la "cadenza di fuoco" del 50%. Già dalla rapidità con cui fu modificata si può comprendere la sua natura sperimentale, ma è degno di nota il fatto che in seguito ai primi test la Royal Navy emanò un ordine per 18 siluranti. E l'inizio di un periodo di diffusione della nuova arma che coinvolse tutte le principali nazioni del mondo, costrette però a soggiacere all'evidenza che un'unità simile era più idonea alle operazioni costiere e dunque aveva una vocazione difensiva. Tra il 1884 e il 1887 la Marina britannica e quella giapponese continuarono a sviluppare, spesso a partire dagli stessi progetti o dagli stessi cantieri, navi siluranti sempre più grandi, veloci e meglio armate, con dislocamento fra le 137 e le 203 tonnellate, lunghezza intorno ai 50 metri, armi di superficie in grado di sostenere un combattimento, come i cannoni da 37 mm e soprattutto, una tenuta del mare in grado di consentire l'operatività lontano dalle coste. Per molti, il primo cacciatorpediniere in senso moderno fu la motonave silurante giapponese Kotaka del 1885, che soddisfaceva tutti questi requisiti ma non era ancora stata designata precisamente come un nuovo tipo. Il passo successivo fu di nuovo compiuto dalla Royal Navy, che nel 1885 commissionò il progetto di una nave costruita specificatamente per la caccia alle motonavi siluranti costiere. Il risultato fu la HMS Rattlesnake, di 61 m di lunghezza e 550 t, costruita interamente in acciaio, quasi per niente corazzata, e armata con pezzi da 102 mm e 47 mm oltre a quattro tubi lanciasiluri da 360 mm di diametro. Nel giro di poco tempo furono costruite diverse classi come sviluppo di questo progetto e un altro importante cantiere inglese, quello di Clydebank, nel frattempo costruì anche un modello perfezionato per la Marina spagnola, il Destructor. Per questo vascello fu scelta una classificazione unica, e nei documenti internazionali si cominciò a descrivere la tipologia con il suo nome tradotto in inglese: "Destroyer", che significa "distruttore" ma ancora oggi è il sinonimo internazionale di "cacciatorpediniere" Negli anni a seguire, fino alla Prima Guerra Mondiale, furono le innovazioni della tecnica motoristica navale a sancire gli ulteriori sviluppi del cacciatorpediniere. Quattro navi ancora una volta appartenenti al Regno Unito, HMS Havock, HMS Hornet, HMS Ferret e HMS Lynx, in servizio a partire dal 1894 fino al 1911, fecero da banco di prova per il passaggio alla propulsione con le caldaie a tubi d’acqua e l’introduzione di due novità: il cassero arrotondato e le armi a fuoco rapido da 72 mm. Il progresso successivo fu il passaggio ai motori a turbina, che avvenne con il prototipo del 1899 HMS Viper. In quello stesso anno cominciò a dotarsi di cacciatorpediniere anche la marina francese, con la classe Durandal, seguita a stretto giro da quella americana con l'USS Bainbridge, che diede inizio a una tendenza di costruzione di battelli sempre più grandi, fino anche a 1.000 t di dislocamento. La guerra russo-giapponese del 1904 fu il primo campo di prova di questa nuova tipologia di nave, ma servì soprattutto a portarne all’evidenza alcuni limiti: si trattava di unità che non sopportavano il mare grosso e avevano condizioni di abitabilità così cattive da essere inconciliabili con missioni lunghe, tanto che gli ufficiali giapponesi di allora le definirono malsane. Il loro primo uso in battaglia era ancora strettamente collegato alla strategia di impiego standard della torpediniera delle origini: una flottiglia giapponese, l'8 febbraio 1904, lanciò 18 siluri contro le unità della flotta russa all'ancora a Port Arthur, e riuscì a danneggiare due delle navi da battaglia, ma le reti si rivelarono ancora una contromisura troppo efficace. In pratica, tutte le novità che la Nihon Kaigun era stata in grado di introdurre, per tenere il passo con gli inglesi, nelle unità siluranti erano servite soltanto a portare un attacco a sorpresa lontano da acque familiari, con tutte le difficoltà che comportò navigare in alto mare con navi poco accoglienti.