L’autore senza volerlo (o forse volendolo…) ci regala l’inno a una generazione molto particolare. Una generazione che ha scelto di costruire una scanzonata comunità internazionale in una babele di lingue, usi, costumi, cibi, gestualità e tradizioni (il più delle volte con esilaranti risultati), tutto nel nome del potersi dichiarare intimi amici delle creature degli abissi e della barriera corallina.