Il viaggio sull’acqua, avventuroso e affascinante, di un gruppo di canoisti italiani attraverso una delle regioni più disabitate del pianeta. Il viaggio sull’acqua, avventuroso e affascinante, di un gruppo di canoisti italiani attraverso una delle regioni più disabitate del pianeta. L’idea folgorante era nata in una lunga notte d’inverno: percorrere in canoa il Rio Chubut, nella Patagonia argentina, partendo dalle Ande. Significava pagaiare per centinaia di chilometri in uno sconosciuto deserto, in una specie di far west australe dai paesaggi alieni. Il piano era arrivare in un mese all’Atlantico in autonomia e senza veicoli di appoggio, trasportando le canoe fin dall’Italia, caricando alla partenza tutti i viveri necessari. All’inizio le cose non sono andate come previsto, e pericolosi rovesciamenti in acque fredde hanno portato a una situazione di quasi emergenza. Poi, con l’aiuto dei gauchos, il viaggio è proseguito. Incontri indimenticabili con persone che vivono in località più disabitate della Siberia, posti dove bisogna saper fare un po’ di tutto: costruirsi una casa, difendersi dai puma, domare i cavalli selvatici. Per arrivare all’Atlantico, però, ci sarebbe voluto un altro viaggio. Per giorni abbiamo pagaiato in un eden, a tu per tu con guanachi e lontre, assaporando una vita errabonda a fil di corrente, poi gli déi patagonici si sono di nuovo svegliati, e venti violentissimi ci hanno bloccato con onde alte e tormente di sabbia. Altri capovolgimenti, salvataggi, liti furibonde. Nonostante tutto, è stato un altro esaltante viaggio di scoperta. E quando alla fine siamo arrivati all’oceano, non eravamo più le stesse persone. Avevamo percorso, in totale, oltre mille chilometri lungo i meandri dell’errabondo Chubut, ed erano trascorsi, dalla prima idea, quattro anni.
Data pubblicazione
07/06/2024