Dall'Ade, dove può finalmente dire la verità senza temere la vendetta degli dèi, Penelope racconta oggi la sua storia: da quando, bambina, viene gettata in mare dal padre, forse turbato da una profezia (solo uno stormo di anatre la salverà trascinandola a riva) fino al matrimonio con Odisseo, dallo scoppio della guerra di Troia, a causa della sciocca cugina Elena, alla ventennale lontananza del marito e all'assedio dei Proci, i Pretendenti, che vogliono la sua mano e il trono di Itaca. Di un ricordo Penelope non riesce a liberarsi, un ricordo angoscioso che grava sul suo cuore: la morte delle dodici ancelle "infedeli", colpevoli di essersi fatte stuprare (o sedurre) dai Pretendenti e che Odisseo fa impiccare, dopo aver compiuto la sua vendetta sui Proci. Qual è la vera ragione della morte crudele delle ancelle? È questa la domanda che si è sempre posta Margaret Atwood leggendo l'Odissea e alla quale risponde con questa nuova storia di Penelope. Il mito greco viene riscritto attingendo a versioni diverse da quelle confluite nei poemi omerici, e soprattutto secondo le prospettive tipiche della narrativa della Atwood: il punto di vista femminile, la sottolineatura dei soprusi subiti dalle donne, un'ironia sottile e una raffinata analisi psicologica. Il suo romanzo – un monologo che diventa tragedia classica quando entra in scena il Coro delle ancelle, e accoglie brani di musical, sequenze televisive, lezioni di antropologia – scava sotto le apparenze, e riporta alla luce ciò che il mito nasconde.
Data pubblicazione
01/11/2005