Gli italiani scoprono Capri e il suo mito tardi, sulla scia degli stranieri. Bramata dai cultori del Sublime, quando lo Sturm und Drang conquista l'Europa l'isola diviene l'incarnazione del romanticismo, il luogo di tutti i "bohémiens" in conflitto con l'angusto perbenismo borghese. Per più di due secoli Capri è stata meta quasi esclusiva delle classi alte europee e d'oltreoceano. Un "altrove" per eccellenza, un luogo di fuga dalle proprie esistenze annoiate e insoddisfatte, ma anche dalle proprie costrittive identità, un mitico incontro con la bellezza, le vestigia e lo spirito degli antichi, un'icona del Sud soleggiato e balsamico. Da quelle dorate ed eminenti frequentazioni ha tratto impulso un'avveduta e sagace iniziativa turistica, tutta italiana, che ha esaltato ora la salubrità tanto cara al positivismo, ora la licenziosità propria del decadentismo, ora il disordine del futurismo, ora l'ordine del fascismo, in una successione naturale e disinvolta cui, dopo la parentesi della guerra, farà da volano l'euforia della dolce vita e l'affermarsi della società dello spettacolo.
Data pubblicazione
01/05/2004