Il territorio sta alla città come il mare sta al porto. Entrambi producono uno specifico diritto. Il diritto della città sta a quello del porto come il diritto territoriale a quello del mare. La città portuale è oggi una contraddizione necessaria, a volte felice come capita alle contraddizioni: incontro tra l’uomo in cerca di radici, fiducioso nella solidità del passato, e quello insofferente delle radici, dalle quali si sente vincolato, impedito nella corsa verso l’orizzonte. Il porto, incontro tra i due, ne esprime l’aspirazione ad armonizzarsi. Anche il diritto, alla prova della globalizzazione, si è fatto contraddittorio; non esiste più in quanto tale, al suo posto esistono i diritti: individuali, collettivi, di gruppi e categorie, che la legalità si sforza di mettere in ordine tra loro. Città e porto si trovano entrambi presi nel gap più o meno largo, più o meno profondo, tra legittimità e democrazia, tra diritto positivo e aspirazione a tradurre in nuovo diritto il sentimento particolare di ciò che è “giusto”. La città portuale è uno dei tentativi più interessanti di colmare questo gap conciliando la legalità hard della terra con quella soft del mare.
Data pubblicazione
01/11/2010