Quando il New York Herald inviò Henry M. Stanley a ricercare nel cuore dell’Africa il missionario scozzese David Livingstone, non soltanto gli fece intraprendere uno dei più avventurosi viaggi che mai l'uomo abbia affrontato, ma gli offrì l'occasione di scrivere il primo e forse insuperato libro di un nuovo genere di storia: quella dedicata ai grand i viaggi di esplorazione. Arrivato a Zanzibar il 6 gennaio 1871 , Stanley riuscì a trovare Livingstone soltanto il 10 novembre dello stesso anno, dopo aver superato incredibili difficoltà. Da Ugigi essi esplorarono insieme la riva settentrionale del lago Tanganica compiendo importanti scoperte geografiche sul corso del Nilo. AI ritorno a Londra, l'autore di Travels, Adventures and Discoveries in Central Africa, tale era il primo titolo dell'opera, non fu creduto neppure dal suo stesso editore, James G. Bennet. Il libro fu accolto con pesante sarcasmo e a Stanley fu persino vietato l'ingresso al suo club con una motivazione che lo accusava di essere "il più gran fanfarone dell'Impero Britannico"; soltanto quando egli mostrò, ad autorevole conferma del suo racconto, gli scritti e i diari di Livingstone che aveva raccolto, tanta incredulità si mutò subito in interesse, ammirazione, entusiasmo. Il libro di Stanley, permeato di un humour così misurato da apparire involontario, ha il grande merito d'una esposizione brillante, ma senza compiacimenti: mira ai fatti e li rappresenta con una velocità ed una semplicità ammirevoli. Prefazione di Paolo Monelli.