Un percorso molto lungo quello proposto dall’Autore, ma decisivo per quanto riguarda le due date estreme (1492 e 1735) in quanto rappresentano il periodo nel quale la raffigurazione cartografica del mondo subisce la più radicale trasformazione non solo rispetto ai secoli precedenti, ma anche riguardo alla cartografia di pochi anni prima del 1492. La cartografia successiva a questo anno è frutto sia dei resoconti dei grandi navigatori che del lavoro sulla terraferma svolto nell’ambito delle più varie professionalità da cartografi, geografi, matematici, cosmografi, disegnatori, incisori, stampatori, editori e… missionari per quanto riguarda la grande area, pressoché sconosciuta, dell’estremo Oriente. Dopo una rassegna descrittiva (accompagnata da opportuni rimandi bibliografici per chi volesse approfondire i vari argomenti toccati) l´Autore focalizza la propria analisi sulle carte seicentesche (ma anche su quelle di poco precedenti e successive) per evidenziare un argomento ancora dibattuto nella storia della cartografia ovvero su come hanno potuto vaste aree continentali (in particolare l´Europa e il bacino del Mediterraneo) continuare ad essere rappresentate in modo (a noi) palesemente distorto fino alle soglie del Settecento. Con l´aiuto di qualche schema grafico e di una tabella riassuntiva di dati di raffronto per alcune significative distanze geografiche, l´Autore propone una propria risposta lasciando aperta al lettore la possibilità di ulteriori verifiche su altri punti geografici.
Data pubblicazione
01/11/2014