Il presente volume è l’atto d’amore e riconoscenza di uno storico. Perciò, esso si dipana attraverso uno dei fili tra i più cari all’occhio e al cuore di questo storico, attento da sempre ai rapporti con l’alterità, religiosa, politica, geografica. La lontananza, spaziale e temporale. La differenza. Il rapporto di Venezia e del Veneto, dal Medioevo ai nostri giorni, con il resto del mondo. Nella consapevolezza che Venezia, questa civitas e questa gens nova, ma solo relativamente, con il suo retaggio romano e ancor prima veneto, barbaro, comparsa quasi per miracolo quando il Medioevo si avviava al proprio culmine, in una landa di paludi e mali, misera e destituita d’ogni conforto, ha creato una civiltà e una cultura uniche al mondo, in grado di sopravvivere ai conflitti tra Imperi della prima età moderna, e, una volta perduta, sciaguratamente, la propria autonomia con Campoformio, ancora in grado di perpetuare la propria distinta, unica identità, per due secoli dopo il 1797, e oltre, fino ad ora. In un modo peculiare, la vicenda di libertà millenaria di Venezia, lunga quanto quella di Roma, o dell’Impero Romano d’Oriente che di Venezia fu prima padrino, poi avversario, poi per un breve periodo dominio, dura anche oltre la sua fine, oltre Campoformio. È come si trattasse della corsa di un battello che non si ferma quando cessa la forza del remo, lo spirare dei venti. O altrimenti, come la luce di quelle stelle che non esistono più, e che noi pure vediamo, la cui luce è la loro stessa vita. Di questa vicenda straordinaria si presentano qui alcuni significativi frammenti.
Data pubblicazione
04/11/2010