Jo Ann Levy studiosa di storia americana in particolare della California dove vive giusto nei pressi di Sutter Creek il torrente in cui nel 1848 era stata scoperta la prima pepita d'oro che aveva dato l'avvio al gold rush, la corsa all'oro, destinata ad incidere tanto profondamente nella formazione stessa degli Stati Uniti d'America. La bibliografia sull'argomento è ovviamente vastissima e però Jo Ann Levy frugando negli schedari delle più importanti biblioteche americane si rese conto che, se di tutti i protagonisti della grandiosa vicenda si aveva ampia documentazione, se c'erano libri e libri che parlavano del gold rush e dei new englander, degli irlandesi, dei neri, dei francesi, degli australiani, dei cileni, dei cinesi, delle donne del gold rush esistevano a malapena tre o quattro libri di autrici che vi avevano partecipato, incredibilmente poco dunque. Jo Ann Levy decise allora che toccava a lei porvi rimedio e iniziò una ricerca di documenti che durò più di quindici anni. Oltre ai pochi libri di cui si è detto e a qualche articolo su vecchi giornali, in particolare su "L'alta California" il più vecchio giornale di San Francisco, raccolse appunti, lettere, diari, manoscritti inediti conservati fra i ricordi dei discendenti dei pionieri. Ordinò il tutto per materie e ne nacque Le Donne che hanno visto l'Elefante, dove l'elefante, animale quasi sconosciuto nell'America del primo 800, sta per una cosa enorme mai vista prima. Il cinema con i suoi innumerevoli western ci ha abituati all'immagine della prostituta dei saloon. Ecco invece che, sin dall'inizio, ci incalzano in questo libro le voci delle minatrici, delle missionarie, delle cuoche, delle lavandaie, delle maestre di scuola, delle costruttrici di case e di chiese, delle donne d'affari. Molte di queste hanno pagato prezzi altissimi per la loro avventura, che poi altro non era se non una ricerca di libertà. Tutte meritano di essere ascoltate, forse addirittura è un nostro dovere ascoltarle.
Data pubblicazione
01/01/1996