l conquistatori degli oceani, di cui il precedente volume ha narrato le gesta, furono gli eroici pionieri della conoscenza della Terra, ma molta strada restava ancora da compiere: spettò ai loro successori, dalIa metà del Cinquecento ai primi dell'Ottocento, continuarne le imprese in ogni direzione, a cominciare dal Pacifico. L'esplorazione del Pacifico, iniziata da Drake sulle orme di Magellano, fu lenta, difficile e pericolosa, e per lungo tempo fu dominata dal mito dell'esistenza di una Grande Terra Australe, dai confini vaghi e incerti , che, secondo i cosmografi, si stendeva dal Polo Sud in direzione dell'equatore. Furono gli Olandesi, che avevano tolto a Spagnoli e Portoghesi il dominio dei mari e si erano insediati a Giava, a tentare nel Seicento di risolvere il problema: Abel Tasman, spintosi profondamente nel Pacifico meridionale fin o alla Nuova Zelanda, non trovò tracce della Terra Australe, ma il dubbio rimase, alimentato da fantasiose dicerie. La verità si fece strada a poco a poco nel Settecento per merito dei navigatori inglesi subentrati agli Olandesi: quando Cook, in tre straordinari viaggi, ebbe esplorato ogni angolo del Pacifico, quell'ingombrante leggenda si dissolse e ne emerse finalmente, nei suoi veri contorni , il territorio compatto dell'Australia, chiave dell'enigma. Cook cadde ucciso alle Hawaii, e un pesante tributo dovettero pagare anche i navigatori francesi che si erano avventura ti nel Pacifico in gara con gli Inglesi e in nome degli ideali umanitari dell'Illuminismo. Se a Bougainville, reduce dal paradiso di Tahiti, andò tutto bene, a La Pérouse andò tutto male, al punto che la sua attrezzatissima spedizione finì per scompari re nel nulla; e altri, come Marion, vennero divorati dai cannibali , perché quel brulichio di isole grandi e piccole a oriente dell'Australia era popolato da gente bellicosa e spesso feroce. Ma il Pacifico, tra il Cinquecento e il Seicento, generò anche un altro mito: quello del Passaggio a Nord-Ovest. Penetrare nel Pacifico partendo dall'Europa voleva dire affronta re un interminabile viaggio: solo trovando un passaggio nel labirinto dei mari e dei canali interni del Nordamerica si poteva giungere con rapidità in Cina e in Giappone. E così, attratti da un 'affascinante illusione, partirono uno dopo l'altro con incrollabile fiducia quattro grand i naviga tori inglesi: Frobisher, Davis, Hudson e Baffin. In lotta disperata con i ghiacci nella loro vana ricerca del Passaggio a Nord-Ovest, essi meritano ammirazione e rispetto: non riuscirono e non potevano riuscire, ma si batterono senza paura fino al limite delle forze, facendo conoscere per primi l'ignoto aspetto dell'Artide. E chi, come Henry Hudson, abbandonato nella baia che porta il suo nome, pagò con la vita quell'impossibile sogno, è un po' il simbolo del destino di tanti esploratori, periti per una nobile causa.