Nella chiesa di Sant’Agostino, a Sciacca, ventinove piccoli dipinti raccontano storie di salvataggi in extremis, in prevalenza dalle incognite del mare. Sono ex voto offerti alla Madonna del Soccorso dalle ciurme e dai capitani riusciti a rientrare in porto dopo avere scampato pericoli cui si erano già arresi. Miracolati. Poiché a speranze perdute, nel tremore livido di un estremo sudore freddo, solo l’invocazione alla Vergine del Soccorso, a san Calogero e alle anime del purgatorio poté consentire di ritrovare un porto, rivedere le proprie donne, tornare a raccontarla. Ma chi sono i santi patroni cui ci si rivolge con devozione? Come nasce il culto alla Vergine, nella varietà puntigliosa dei suoi titoli, e perché diviene protettrice di un popolo? In quale modo l’arte rende servizio a queste necessità di fede? È possibile guardare agli ex voto dipinti nella loro prima qualità di oggetti d’arte? Possiamo intendere questa pittura anzitutto nelle linee della storia dell’arte, giudicandone gli esiti con l’occhio critico specifico, o va lasciata lì dov’è, quale documento effimero d’una tradizione demo-etno-antropologica vagamente magica? Ciascun oggetto d’arte, al di là della sua qualità, racconta tante storie: quelle di chi lo ha creato, di chi lo ha voluto, dei suoi materiali, dei modi in cui ci ha raggiunti per divenire nostro contemporaneo, e poi quelle che rappresenta, quelle dei suoi spostamenti, quelle umane che in sua presenza, lungo i decenni e i secoli, si sono consumate. E così via, in un intreccio inesauribile di cui afferrare un capo, cominciando per come si può a dipanare.
Data pubblicazione
01/01/2013