Perché si continua a uccidere le balene? Per rispondere a questa domanda bisogna compiere un viaggio a ritroso nella storia della caccia ai cetacei, seguendo le rotte delle prime baleniere. Un viaggio che ha inizio nel Nord Atlantico, a sud dell’Islanda, quando il comandante Thomas Welcome Roys sparò il primo colpo del suo cannoncino a spalla da quindici chili, uccidendo una balenottera azzurra e dando inizio alla mattanza che avrebbe portato sull’orlo dell’estinzione la specie di maggiori dimensioni del pianeta. Era il 1855. Nel corso del ventesimo secolo, quando la caccia alla balena raggiunse l’apice, la grande carneficina dell’emisfero australe abbatté più di due milioni di individui. E ai giorni nostri alcune nazioni – su tutte il Giappone – rivendicano il proprio diritto a continuare lo sterminio, nel nome della sovranità territoriale e di antiche tradizioni di pesca. Scritta da un giornalista impegnato in prima linea per la conservazione dell’ambiente marino, Guerra alle balene è una documentatissima denuncia di quanti, si tratti di balenieri norvegesi o artiglieri giapponesi, nonostante il divieto praticano ancora oggi una caccia spietata. Ma è anche un racconto che ci restituisce tutto il fascino, e talvolta il mistero, del mondo marino e dei suoi magnifici abitanti.
Data pubblicazione
01/07/2009