La rassegna presenta oltre 150 opere che testimoniano la grande produzione di stampe policrome giapponesi ukiyo-e, e la loro influenza sull’arte europea, soprattutto francese di fine Ottocento. I lavori dei grandi maestri nipponici saranno infatti messi a confronto con quelli di autori quali Edouard Manet, Henri Toulouse Lautrec, Pierre Bonnard, Paul Gauguin, Camille Pissarro e altri, provenienti per la maggior parte dalla Johannesburg Art Gallery. Dal 12 ottobre 2019 al 9 febbraio 2020, alle Scuderie del Castello Visconteo di Pavia, una mostra pone a confronto il fascino delle stampe giapponesi di autori quali Katsushika Hokusai (1760-1849), Utagawa Hiroshige (1797-1858) e Kitagawa Utamaro (1753-1806) con quelle di artisti quali Edouard Manet, Henri Toulouse Lautrec, Pierre Bonnard, Paul Gauguin, Camille Pissarro e altri. La rassegna, Hokusai, Hiroshige, Utamaro. Capolavori dell’arte giapponese, promossa dal Comune di Pavia – Settore Cultura, Turismo, Istruzione, Politiche giovanili, prodotta e organizzata da ViDi, in collaborazione con Musei Civici di Pavia, curata da Tara Weber, registrar della Johannesburg Art Gallery, Laura Aldovini, conservatore dei Musei Civici di Pavia, e Paolo Linetti, direttore del Museo d’Arte Orientale Collezione Mazzocchi di Coccaglio, vuole infatti mostrare le meraviglie delle ukiyo-e, ovvero le raffinate incisioni a colori su legno sviluppatesi nel Paese del Sol Levante a partire dal XVII secolo, e la profonda influenza che ebbero sulla storia dell’arte europea, soprattutto francese, del XIX secolo. L’esposizione presenta oltre 150 opere, provenienti dalla collezione d’arte asiatica della Johannesburg Art Gallery, formatasi a partire dal 1938, a cui si aggiungono circa 30 stampe di proprietà dei Musei Civici di Pavia, databili a prima del 1858, ed eseguite da quattro allievi di Utagawa Toyokuni, grande maestro della tecnica ukiyo-e nell’Epoca di Edo. Sarà inoltre possibile ammirare la celeberrima Grande Onda di Hokusai. Le ukiyo-e, letteralmente “immagini del mondo fluttuante”, sono il prodotto della giovane e impetuosa temperie culturale fiorita nelle città di Edo, l’attuale Tokyo, Osaka e Kyoto, contraddistinte da una tecnica artistica utilizzata durante la seconda metà del Seicento, a partire dalle opere monocromatiche di Hishikawa Moronobu, realizzate con inchiostro cinese, quindi colorate a mano con dei pennelli. Fu solo nel Settecento che si sviluppò la tecnica della stampa policromatica che decretò il successo di queste stampe in patria e nell’Occidente. Il percorso esplora le tematiche più riconoscibili delle ukiyo-e: si parte con l’analisi della storia della stampa giapponese, approfondendo in particolare come l’inserimento di un elemento di stile come il colore si sia poi evoluto nel corso degli anni per diventare un’imprescindibile caratteristica delle incisioni.