«Ricordati una cosa: nel calcio un grande giocatore può fare anche una grama partita, ma un gramo giocatore non potrà mai fare una grande partita». È una tipica frase alla Gianni Agnelli. Anzi, è proprio una delle perle che l'Avvocato ha regalato al suo capo marinaio, Alfredo Alocci in quarant'anni di mare insieme. Tra un porto e un canale, tra un night e un gran premio automobilistico, ad Alocci venivano ammannite quelle battute fulminanti che Agnelli vibrava su tutto l'universo mondo, dal pallone agli affari, alle donne; su tutto quel consesso umano in cui l'Avvocato ha navigato per più di ottant'anni. Un patrimonio di epigrafi al fulmicotone, che il direttore di macchina più invidiato d'Italia ha cristallizzato in una sessantina di racconti, brevi e brevissimi. «In mare con l'avvocato», il titolo. Presentazione di Margherita Agnelli de Pahlen, la figlia di Gianni. A scandire il trascorrere degli anni i nomi delle barche, dodici, che si sono succedute sotto i comandi dell'affiatato duo Agnelli-Carocci. Da Kum ad Agneta, da Capricia ad Adagio a Stealth. Elencati puntualmente in fondo al volumetto, appena prima di un altro mirabile florilegio: le ricette culinarie preferite da Gianni quando era in barca. E sintomatiche di un'altra passione: quello per la cucina. Ma anche nella programmazione di un banchetto, Agnelli non tradiva il suo acume. Come quella volta che, trovandosi a cena un invitato importante ma evidentemente non molto stimato, fece capolino in cucina e ad Alocci che gli chiedeva quale manicaretto consigliava per la serata, Gianni rispose: «Non è che avresti le "palle di toro"?». E all'espressione sorpresa e nauseata dell'amico: «Cosa c'è di meglio che dare due coglioni a un coglione?»
Data pubblicazione
01/06/2008