Ma che importava al Vuillier di una profonda conoscenza dell’Isola? Egli veniva in Sardegna non per percorrerla a palmo a palmo e per quaranta anni studiarla ed amarla, come aveva fatto il Della Marmora, ma per visitarla, o più semplicemente per curiosare, come del resto la maggior parte dei viaggiatori. Non esplorarla dunque, ma vederla, e, per fare come quasi tutti quelli che viaggiano, scrivere poi un libro d´impressioni. Non s´interessa né parla di storia, d´archeologia, d´arte, di psicologia del popolo, di commerci, d´industrie, ecc. e tutt’al più vi accenna incidentalmente, involontariamente a proposito d´altro, e servendosi sempre, anche quando non cita, dell´opera del Della Marmora. Presi come punti d´appoggio le due città principali, con un itinerario forse stabilito in precedenza, trascorre il primo mese in Sassari, facendo punte a Sennori, Sorso, Osilo, Alghero, ecc. poi col treno fa tutt’un viaggio - spezzato appena a Chilivani per arrivare a Tempio la sera e ripartire l´indomani mattina - fino a Cagliari. Lungo il viaggio accenna a qualche paese che trova sulla linea ferroviaria, e a Milis. Da Cagliari, breve gita a Siliqua, qualche visita a Pirri e a Quartu, poi due settimane in Barbagia.