Gran parte delle storie raccontate in questo libro custodiscono, come un cuore segreto e pulsante, un’utopia: un’idea elaborata attraverso un chiaro progetto di vita o una confusa emersione di desideri, un accumulo di frustrazioni; perseguita sulla scia di letture e conoscenze; affermata grazie a precise convinzioni e solide fedi o, semplicemente, per un inconscio anelare. Impossibile indagare l’infinita varietà dei casi umani che spinse tante persone a scegliere l’Isola quale luogo ideale per la concreta attuazione del loro sogno utopico, per pochi giorni o per un’intera esistenza. Queste “vite insulari” sembrano essere, spesso, un semplice autoesilio o un desiderio di perseguire una pervicace marginalità; altre volte appaiono come una sfacciata volontà di esaltare la centralità del proprio ego. Tutti, comunque, erano attratti dall’Isola ma le motivazioni di questa fascinazione, così irresistibile, sono difficili da spiegare e classificare. Ci sono, però, epoche, come i primi decenni del Novecento, durante cui queste presenze, con il loro rispettivo carico di sogni e progetti, si sono maggiormente concentrate e, a volte, relazionate, creando un clima unico e irripetibile ed un nuovo idioma comune, una sorta di “lingua insulare”, utile a superare le diverse culture e nazionalità che affollavano l’Isola. (...) (...) Quasi tutti i protagonisti di questo libro concepiscono l’isola di Capri come un contenitore ma è la casa la vera manifestazione epifanica della loro personale utopia, sia essa un piccolo appartamento o un vasto edificio, un rifugio tra rocce o un vero e proprio castello.(...) dall'introduzione al volume di Riccardo Esposito
Data pubblicazione
01/01/2013