Entrambi hanno dimostrato, con questa pubblicazione, la loro tempra di artisti della fotografia. Il corposo volume, infatti, è una magnifica esposizione di vedute panoramiche delle nostre isole, ma contiene anche ritratti di personaggi tipici di Ponza e scene di vita locale. La fotografia, quella vera, è un’arte che si può apprendere, ma per eccellere occorre una grande dose di sensibilità, oltre che di abilità; infatti non basta saper cogliere i contrasti di luce, le sfumature delle ombre e dei colori, ma è indispensabile che il fotografo “personalizzi” la scena che si appresta a ritrarre, sia essa un tramonto sul mare o il volto di un contadino solcato da rughe profonde che testimoniano il duro lavoro dei campi e che sanno suscitare in chi li ammira i sentimenti più disparati. L’opera d’arte è anche una “denuncia” di aspetti negativi dell’ambiente e della società. Cito due esempi tratti dal volume in questione. Il primo a pagina 92: l’ultimo guardiano, in cui appare “un asin bigio” all’entrata del reparto museale di Zannone, dove si scorgono, tra gli intonaci sbriciolati, le travi di ferro arrugginito del soffitto: un esempio eloquente di incuria e di pressapochismo; mi viene da compatire il nobile animale che, con i suoi occhi malinconici, suo malgrado e involontariamente, sta a simboleggiare ancora una volta l’insipienza umana. Ma Zannone, sotto tale aspetto, merita un intervento a parte. Il secondo a pagina 138, l’incendio: il colore dominante, il rosso fuoco, avvolge le colline dell’isola e minaccia le case, su cui proietta i suoi bagliori sinistri; uno dei drammi più terribili cui è soggetta la natura, ancora più devastante per una piccola isola come Ponza, perché ne viene compromesso il delicato equilibrio ecologico. Ma di fronte a tale devastazione non manca la fiducia degli Autori che così si esprimono: “dalla cenere rinasce la vita”. Colgo in quella riflessione la fiducia nella natura, non negli uomini. E questo è un ammonimento severo per tutti noi che diciamo di amare Ponza. I testi delle illustrazioni, brevi ma densi di significati, sono tradotti anche in inglese, a cura del Prof. Vincenzo Pagano, docente di economia negli Stati Uniti: un ponzese che si assume l’onere di rendere accessibile alle nuove generazioni di italo-americani (e non solo) questo scrigno di gemme meravigliose qual’è l’arcipelago ponziano. Il tutto rispetta pienamente il tema: “Affinché il tempo non cancelli la memoria”
Data pubblicazione
01/05/2011