Dopo cinque libri dedicati agli Arcipelaghi italiani e uno alla Sardegna, la voce di Gin Racheli è considerata oggi tra le più autorevoli riguardo ai problemi delle Isole e della loro salvaguardia. Partita alcuni anni or sono con l'intento di condurre il lettore a una scoperta culturale dell'insularità, l'Autrice muove ora decisamente… lancia in resta contro il turismo incolto e devastatore che ha recato e reca danni incalcolabili a quei lembi di paradiso: in questa chiave appunto sono redatte le descrizioni e la ricostruzione storica delle splendide Ponziane, le quali, peraltro, si fanno sempre più apprezzabili dal punto di vista letterario e sempre più conducono a un incontro «dalla parte delle culture e delle comunità isolane». Innanzi tutto, come mai «Ponziane» e non «Pontine»? L'Autrice con una approfondita ricerca ha chiarito l'equivoco relativo a questa denominazione, equivoco sorto nel secolo scorso in conseguenza di una traslazione del toponimo «Pianura Pontina»: "origine del nome è greca (πovria, marina) e latina (Pontiae), quindi certamente «Ponziane», come del resto registrano gli atlanti ufficiali. La presentazione generale e gli aspetti socio-economici dell'Arcipelago, trattati nella parte Prima del volume, introducono alle caratteristiche geografiche, ma pongono anche in luce, e senza mezzi termini, le problematiche relative sia al modo di sopravvivere - da parte di quelle comunità - all'aggressione estiva, sia al loro possibile sviluppo attraverso un ritorno all'utilizzazione delle risorse primarie. La Parte Seconda studia la Natura delle Ponziane attraverso la loro convulsa origine magmatica e accompagna a un «periplo di ascoltazione» delle singole Isole tracciato con stile descrittivo nuovo, denso di richiami culturali. Anche flora e fauna emergono dallo stato di degrado in cui l'uomo le ha ridotte, in grazia di una potenzialità sopita che si potrebbe liberare in prospettiva, mediante una sorta di rinascimento ecologico La storia e la cultura dell'Arcipelago, infine, sono ricostruite con paziente opera nella Parte Terza del libro, secondo un metodo che l'Autrice è andata via via perfezionando nelle precedenti esperienze letterarie. Fonti storiche lontane e spesso frammentarie, così come ruderi e reperti archeologici appena visibili, vengono salvate dall'oblio, valorizzando in tal modo anche le voci di tutti quegli isolani che, nel tempo, hanno scritto della loro piccola terra. E storia diventa l'ultima dura pagina di sacrificio dei confinati politici, fino alla formulazione del Manifesto Federalista di Ventotene.