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Braibanti Fabio, Serra Vittorio


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Da Robinson Crusoe, che Daniel Defoe fece naufragare nel 1719 nell'isola cilena di Juan Fernandez, fino alle leggendarie evasioni di Paul Gauguin, Charles Baudelaire e Robert Luis Stevenson che rincorrevano le terre sperdute dei Mari del Sud, l'isola si eleva dalla sua natura geografica e morfologica, per diventare il simbolo universale dell'Eden ritrovato, della centralità dell'individuo nell'universo. Straniera e lontana per definizione, l'isola continua a essere una chimera affascinante che, almeno una volta nella vita, ci ha spinti ad aprire un planisfero per cercare nella vacuità degli oceani quel puntino di terra, grande quanto la capocchia di uno spillo. Non è soltanto per il desiderio di un'ipotetica fuga, reale o immaginaria, ma l'isola nell'inconscio di qualcuno è un simbolo ancestrale che nella risoluta ed essenziale conformazione riassume l'unicità dell'animo umano nonché la sua luminosa o tormentata solitudine. Come se l'isola fosse la speculare immagine del sé nel mondo; l'affioramento dell'Io, della propria natura individuale e circoscritta rispetto alle misure sconfinate del pianeta. "C'è un insulare Tahiti nell'anima di ogni uomo", scriveva Herman Melville.
Ean / Isbn
978888058552
Pagine
384
Data pubblicazione
01/11/2003