Le scoperte archeologiche degli ultimi anni mostrano con improvvisa evidenza che i Fenici e i Cartaginesi loro eredi s’impiantarono solidamente e a largo raggio in Sicilia e in Sardegna. Non solo; essi estesero la loro influenza anche nella penisola italiana, attraverso un sistema di alleanze di cui sono tipica espressione le lamine d’oro, iscritte in etrusco e in punico, trovate a Santa Severa (antica Pyrgi) sulla costa laziale. Nè la penetrazione rimase nell’ambito militare e commerciale. All’opposto, le scoperte rivelano vaste testimonianze di cultura, e soprattutto di artigianato e arte; le stele di Mozia e quelle di Sulcis, le figurine di Bitia, i gioielli di Tharros non sono che esempi della vera e propria resurrezione dei Fenici e dei Cartaginesi in Italia, dovuta all’opera degli archeologi italiani attraverso una serie di missioni delle quali l’autore del presente libro è stato il promotore. Appare dunque necessaria quest’opera di sintesi, che presenta le singole scoperte inquadrandole nel panorama storico e culturale che esse concorrono a determinare. E ciò mediante un’articolazione per grandi centri politici e culturali, in conformità al sistema delle città-Stato caratteristico dell’organizzazione fenicia e cartaginese. Se le nuove scoperte archeologiche predominano dunque nel quadro d’insieme, esse sono d’altronde ampiamente integrate dalla trattazione delle vicende, delle credenze, delle caratteristiche generali dell’artigianato e dell’arte, sì da costituire la cornice del quadro stesso. Ciò con il risultato che cornice e quadro rivelano un capitolo nuovo nella vicenda dell’Italia antica, un capitolo senza il quale tale vicenda non può ormai integralmente comprendersi.