Un lavoro, questo, costruito attorno a contributi eterogenei per approccio, taglio, estensione, che si pone come 'sguardo complessivo' su alcuni tratti della fisionomia civile e politica degli italiani dell'Adriatico orientale, da Trieste alla Dalmazia; in particolare, è cruciale riflettere su come gli italiani si siano espressi nelle formazioni politiche di area riformista e nelle esperienze civili legate alle caratteristiche dei vari territori, ma con la comune aspirazione di prendere, in varia misura, le distanze dalle prospettive proprie del nazionalismo, che si proponeva, come è noto, la cancellazione o l'emarginazione delle altre componenti etnico-linguistiche. Il riferimento corre, in particolare, ad esperienze di partiti e movimenti politici e civili. È su questi che occorre fare un primo affondo, perché sono essi che si sono interessati in modo organizzato e sistematico al problema nazionale e alle contraddizioni che ne emergevano. Focalizzare le vicende solo sotto la luce dei diversi e contrapposti estremismi nazionalistici e della compressione violenta operata prima dal fascismo e poi dal comunismo, rischia di oscurare le articolazioni e le connessioni di esperienze politiche e culturali di rilevante valore e attualità: come si pone la questione nazionale in un'area plurale; quali rapporti fra democrazia e nazione; come si articolano e si distinguono nazionalismo e patriottismo democratico; come si connette la questione nazionale con quella sociale. In conclusione, quale rapporto fra Stato, nazione e diritti". È, quello che emerge da queste parole – tratte dalla prefazione di Lorenzo Nuovo e Stelio Spadaro – e dai saggi e dalle testimonianze raccolti in questo volume, il profilo di un Adriatico plurale, ma finalmente non conflittuale.
Data pubblicazione
01/01/2012