Era la petroliera più grande che esistesse al mondo, lunga cinquecento metri e alta trenta, ma per Carolyn e Petere Hardin fu soltanto una torreggiante parete d'acciaio che emersa all'improvviso da un piovasco, affondò e fece a pezzi la loro barca a vela. Peter, miracolosamente il solo a salvarsi dal disastro, non ebbe da quel momento altro pensiero che la spasmodica volontà di vendicare la giovane moglie. Come riuscì nell'intento di affondare la gigantesca nave assassina - che portava il nome di Leviatano, come il mostro biblico- è narrato in questo romanzo di Justin Scott con impareggiabile maestria, sia per l'estrema, lancinante tensione del racconto dell'ossessione di Peter, sia per la suggestiva evocazione della vita sul mare, sia per le straordinarie pagine che descrivono tempeste e bonacce, orizzonti sconfinati e marosi implacabili. La vicenda, che sembra essere un fatto personale fra Peter e il Leviatano è resa ancor più avvincente dall'intervento di una organizzazione spionistica israeliana che dapprima favorisce il piano di Peter poi lo intralcia, d'accordo con gli Stati arabi del Golfo Persico. Lo sfondo dell'azione si sposta dal Canale della Manica alle coste dell'Africa al Mare Arabico, e una delicata storia d'amore e la figlia di un generale nigeriano, inserisce una nota romantica nella caparbia sfida tra l'uomo deciso a vendicare sua moglie e il tronfio comandante del Leviatano. La conclusione drammatica e, nello stesso tempo, epica sarà per il lettore inaspettata e sorprendente.
Data pubblicazione
01/12/1988