Il lavoro (Prigionieri di guerra), complesso e spesso commotivo, è la trascrizione di tre agende, la prima delle quali etichettata con il disegno del timbro della censura tedesca, e di tre taccuini con disegni, pastelli ed acquerelli, appuntati durante la prigionia dell’autore: l’avvocato Ferruccio Ferrucci di Ferrara, catturato dai tedeschi a Lero la sera del 16 novembre 1943, dopo 52 giorni di assedio e di combattimento, affrontati eroicamente dalla guarnigione comandata dall’ammiraglio Luigi Mascherpa. Le persone, ritratte nei momenti più interiori di meditazione e di sofferenza morale e materiale, sono quasi tutti ufficiali della Marina Militare, ed anche delle altre Armi e soprattutto di Artiglieria. Codeste persone, onorate da encomio solenne” e decorate in gran parte “sul campo” con medaglie e croci al valor militare, rimasero sempre unite, passando da un campo di prigionia all’altro e finendo la durissima stagione come “volontari della fame”, alla quale furono maggiormente assoggettati per il netto rifiuto al lavoro e a qualsiasi altra forma di collaborazione: «Siamo prigionieri, perché non abbiamo potuto resistere e, una volta arresisi gli Inglesi, ci siamo arresi anche noi: 18.30 del 16 novembre. Dalle ore 10.35, momento della resa della Guarnigione inglese, era pronta la bandiera bianca, due asciugatoi d’ordinanza, uniti assieme da spilli, e un pezzo di legno per asta. Giornata di profondo respiro ed anche di grande confusione: si spera di poter fuggire ed alcuni ci riescono, mentre i tedeschi continuano a volare radenti e mitragliano dall’alto per tenerci nelle nostre posizioni. Notte di preparativi per la scontata prigionia, se riusciamo a sopravvivere. Ore 15.30 del 17 novembre: la resa è firmata e ci salvano la vita. Partenza. Imbarchiamo in una trentina di ufficiali del Comando assieme ad alcuni feriti. Chiudiamo gli occhi davanti al nostro Caccia, il magnifico Crispi, divenuto chi sa cosa dai nuovi padroni, i quali si son potuti divertire a verniciare il grosso fumaiolo con un rotondo sole giallo, sprizzante grossi raggi serpentini. Veniamo spinti in sentina nei locali più bassi accanto all’albero delle eliche con oltre quaranta gradi di calore».
Data pubblicazione
01/12/2003