Il lago di Garda si è affermato, nel corso del Novecento, come una delle maggiori regioni turistiche europee. Una caratterizzazione che, si direbbe inevitabilmente, rischia di diffondere di questo territorio un’immagine stereotipa, oleografica, modellata innanzitutto sulle esigenze dell’“industria del forestiero”. Obiettivi di fondo di questa nuova lettura del territorio gardesano sono stati una definizione aggiornata dei suoi caratteri ambientali, l’evocazione dello spazio vissuto del lago, una ricostruzione del passato locale capace di cogliere, nell’identità attuale, l’incrocio di distinte identità culturali, eredità storiche, fisionomie economiche e realtà amministrative, mettendo in luce le discontinuità tipiche di una regione di confine com’è quella gardesana, la cui storia meno di altre si presta a interpretazioni lineari e a periodizzazioni codificate. Nuovo anche per questo impegno a non rimuovere la storia contemporanea del Garda, questo lavoro muove tuttavia da un atteggiamento che non vuole risolversi in una denuncia, animosa o rassegnata, ma piuttosto in uno sguardo capace di riconoscere, obiettivamente, i valori e le suggestioni di cui il paesaggio benacense è tuttora depositario. È un invito a percorrere strade nuove, all’altezza dei tempi: il richiamo alla necessità di abbandonare la facile e stanca riproposizione di un mito del Garda sempre più spaesato e frusto a confronto con la realtà attuale e la rapidità dei mutamenti in corso, per fare i conti con la storia. La storia passata, da cui vengono testimonianze dell’arte, della cultura materiale e saperi tradizionali che riflettono vocazioni solo appannate dalla monocoltura turistica; la storia recente, fonte di problemi nuovi e in molti casi insoluti; la storia che viviamo, alla quale spettano le scelte che tracceranno il volto futuro del più mediterraneo dei laghi prealpini.
Data pubblicazione
01/11/2001