Il lavoro è dedicato a u nuovo esame dell’iscrizione bilingue riportata su tre lamine auree rinvenute in Pyrgi, oggi S. Severa, nel 1964 e attribuite agli inizi del V sec. a. C. I due testi in etrusco, e quello in fenicio in esse presenti, vennero, in massima, considerati elaborati paralleli, intesi a celebrare la dedica di un edificio sacro effettuata nell’area cultuale. I numerosi studi e ricerche originati dalla scoperta e volti a un’interpretazione dei documenti rinvenuti, non sono però pervenuti a fornire plausibili versioni, né dei testi etruschi, né di quello fenicio, dal quale si sperava, nella specie, di ottenere un sostanziale ausilio per la comprensione delle iscrizioni etrusche. Sono rimaste, in tal modo, deluse le aspettative che il rinvenimento di Pyrgi potesse segnare un determinante progresso nella conoscenza della lingua etrusca. In questo lavoro viene svolta, innanzitutto, un’indagine lessicale, che individua importanti connessioni fra l’etrusco e l’indoario, ed altre lingue del gruppo indoeuropeo. Su questa base viene proposta una versione dei due testi etruschi, insieme a considerazioni sulla posizione linguistica dell’etrusco, ed una ipotesi sul luogo di prima formazione di questa lingua. Viene proposta, poi, una versione del testo fenicio basata su nuove interpretazioni di alcuni passaggi e lessemi del testo in parola. Le redazioni etrusca e fenicia vengono quindi messe a confronto, rilevandone il grado di interdipendenza, insieme a un commento sulle circostanze storiche e ambientali che sembrano aver presieduto alla compilazione dei testi. Chiudono il lavoro alcune considerazioni relative all’antico indiano ed ipotesi sul luogo di emergenza della facies linguistica in parola.
Data pubblicazione
01/11/1970