Questa ricerca sui fari è nata da un interesse personale dell’autrice per la storia, ma anche per il mare e la navigazione. Molte delle torri che fanno parte dell’itinerario proposto nel libro stanno per essere cedute dalla Marina a privati, altre vanno in malora e solo un intervento urgente può salvare queste “isole di luce” dal declino. I sistemi di navigazione sono infatti notevolmente cambiati e la storia dei fari, del loro dorato isolamento, nonché del vivere tra cielo e spiaggia sono diventate quasi antiche. Non per questo, il patrimonio dei fari deve andare perduto. Ci sono tradizioni e vicende del mondo “a parte” dei guardiani dei fari che sarebbe un peccato disperdere per sempre. In Puglia, in Calabria e in moltissime altre zone d’Italia, i fari si trovano in luoghi di straordinario interesse archeologico; in Campania, su isole come Ischia o Capri, le lanterne sorgono in angoli di paradiso lontani dai soliti circuiti turistici. Andar per fari non è solo un itinerario storico e di viaggio, ma anche il modo per cercare un recupero, la salvezza di un mondo e di un mestiere che rischiano di essere cancellati. Molti fari del nostro Sud sono splendide torri ottocentesche in pietra chiara, sorte su rovine di antichissimi fari. Abbiamo trovato curiosi episodi che riguardano la vita dei guardiani e rintracciato i registri che erano i “diari di bordo dei fari”. Nel faro di Gallipoli (Lecce), così spesso isolato dalle tempeste, ci fu persino una maestra che mise in piedi una vera e propria scuola per i figli dei guardiani. E molti di loro vivevano lontani dai paesi e dalle comodità, con l’acqua che arrivava con le cisterne via mare e l’asino usato per il carico dei rifornimenti. Questo accadeva anche a Capo d’Otranto, uno dei fari più belli, ormai abbandonato e che rischia di essere venduto. In questo senso, parlare di questo volume può essere di grande aiuto per salvare il piccolo patrimonio racchiuso nelle torri dei fari.