Nel 1855, a Firenze, nelle fumose stanze del Caffè Michelangiolo, un gruppo di giovani pittori progressisti provenienti da diverse regioni della penisola, si sentirono tutti “toscani” per elezione e per cultura e dettero vita ad un ardente dibattito, dal quale in breve tempo emersero, nello stupore dei compagni più conservatori e ostili al nuovo, i termini “macchia” e “realismo” e la volontà di essere “pittori/artefici del proprio tempo”. Figli del positivismo, i Macchiaioli – il termine fu coniato dalla stampa del tempo in senso dispregiativo – si sentirono parte di un processo evolutivo che superando le premesse accademico-romantiche della prima metà del secolo si era incamminato sulla via della realtà e della luce. Così, a Firenze, tra il 1855 e il 1870 i Macchiaioli dettero vita ad una originale avanguardia artistica, scrivendo una delle pagine più alte della storia dell’arte europea del XIX secolo. Cento opere – per lo più capolavori – provenienti da raccolte private e da importanti istituzioni museali raccontano la nascita e l’affermazione del movimento e per la prima volta storicizzano la “mutazione” della macchia in senso naturalista attuata dopo il 1870 dai Macchiaioli di seconda generazione, attraverso lo stretto dialogo intrapreso con i critici militanti del tempo, da Diego Martelli a Ferdinando Martini
Data pubblicazione
20/01/2024