Ogni giorno decine di migliaia di persone abbandonano il loro paese, in fuga da conflitti, guerre civili, scontri etnici o religiosi, da condizioni di vita insostenibili. Partono da città e villaggi dell'Africa e del Medioriente, da luoghi così remoti che non sono neanche segnalati sulle carte geografiche. Vanno a ingrossare il flusso dei migranti che si riversa nel Mediterraneo, diretto verso un futuro diverso e, forse, migliore. In questo esodo, le coste della Sicilia costituiscono uno snodo per il traffico di esseri umani, gestito da organizzazioni criminali senza scrupoli. Una volta raggiunta l'Italia via mare, su barconi fatiscenti o gommoni, i migranti verranno poi ceduti ad altri trafficanti, i cosiddetti scafisti di terra, per raggiungere i paesi ricchi del Nord Europa, la meta più ambita. Di questa realtà complessa e sotterranea a noi arriva solo una minima parte, attraverso le immagini tragiche che quasi ogni giorno invadono i servizi dei telegiornali e le pagine dei quotidiani. E la liturgia mediatica, quasi sempre la stessa, fa sì che le scene degli sbarchi e dei naufragi si assomiglino tutte, così come ogni nuova strage (a Lampedusa, Pozzallo, Porto Empedocle, Catania...) assomiglia alle precedenti e ne cancella il ricordo. Ma che cos'è che non vediamo? Che cosa succede dopo i salvataggi e gli atti di eroismo dei militari di Marina militare e Guardia costiera, che sottraggono i migranti al mare e alla morte?
Data pubblicazione
01/06/2015