Come nasce l'idea di partecipare alla Coppa America. Quali sono i principi per progettare e costruire uno sfidante. Che segreti si celano dietro al lavoro ultratecnologico del velaio. Vincenzo Onoralo, Giovanni Ceccarelli, progettista, e Marco Savelli, velaio, raccontano la loro esperienza. Un'avventura documentata dalle fotografie spettacolari delle prove in vasca, della costruzione di 'Mascalzone Latino' e degli allenamenti con la barca 'lepre' all'isola d'Elba. “Lunedi 21 ottobre 2002: aeroporto internazionale di Auckland, sbarchiamo dopo un viaggio molto lungo ma, in verità. riposante. come al solito. Gigi e Mary si accompagnano all'immancabile sigaretta, mentre io continuo a subire le interminabili "torture" di Ale, il secondogenito di Vincenzo. un enorme tabellone campeggia nell'area riservata agli arrivi internazionali, citante la seguente frase: "Welcome in the town of the sailing”. Sotto il tabellone intravedo, in trepidante attesa, il mio amico Vincenzo, personaggio capace di esprimere, con il suo volto, contemporaneamente diversi stati d'animo: la gioia, per l'arrivo di Aie e per la prima vittoria conseguita in Coppa America contro le Dephi ed, al tempo stesso, la sofferenza per l'intenso sforzo manageriale profuso nel corso degli ultimi due anni del progetto. il tutto senza trascurare i pressanti impegni imprenditoriali. Dunque, la mia esperienza di 17° "rompiscatole" è stata fortemente influenzata dal sentimento provato in quell'istante al mio arrivo ad Auckland. Il culmine, ovvero l'apoteosi, è stato raggiunto alla vigilia della regata contro Horn, quando ho visto apparire il mio nome nella lista dei "convocati" affissa con la consueta solerzia da Matteo Savelli nella specifica bacheca riservata all’On Shore Team. In quell'istante ho rivissuto le mie vecchie esperienze di calciatore dilettante in attesa delle "convocazioni pre-partita" da parte del "Mister". Devo, francamente, ammettere che, nonostante il ruolo inattivo a bordo, mi sono perfettamente calato nel clima agonistico del "pre-start", tant'è che ricordo in maniera viva gli sguardi e le raccomandazioni di Vincenzo e di Paolo Cian, preoccupati del mio carattere passionale ed interventista che, a dispetto della mia ignoranza per la materia velica, avrebbe potuto determinare serie sanzioni all'equipaggio. In pratica la "summa" della mia esperienza in Coppa America si sintetizza in diversi aspetti ma, in particolare, per me è stato come ripercorrere in quindici giorni l'intera mia esperienza di vita. Infatti, ho provato le sensazioni e le emozioni giovanili del mio passato di sportivo agonista potendo fruire di un "corso intensivo di Vela" ad alti livelli ringrazio ancora Giorgio Passarella e Paolo scutellaro per i preziosi consigli ed i "miracolosi" crackers e contemporaneamente ho vissuto l'esperienza di un vero e proprio "Master in Management dello Sport". Grazie di cuore, Vincenzo”. di Fabrizio Vettosi.