Che cosa fu veramente la «tarda antichità?» Fu epoca di declino e decadenza o di cambiamento e trasformazione? Una indagine originale che offre nuovi spunti di riflessione e di approccio alle tesi tradizionali di «declino e caduta » e «fine dell’antichità». Nei secoli quinto e sesto della nostra èra, l’Impero romano d’Occidente e quello d’Oriente videro i loro destini separarsi sempre più. L’uno, a seguito delle invasioni germaniche, si frantumò dando origine ai regni barbarici da cui è nata l’Europa moderna. L’altro rimase unito e mantenne vive le antiche istituzioni, diventando il solo erede della tradizione imperiale romana finché gli arabi non comparvero sulla scena della nostra storia. In entrambi, nonostante gli sconvolgimenti insiti in ogni trasformazione, non vi fu un vero e proprio declino, ma piuttosto si verificarono mutamenti profondi nell’economia, nelle strutture sociali, nella vita dell’uomo comune e nella cultura che, soprattutto in Oriente, godettero di nuova linfa. Neppure la concezione universale di Roma cadde nell’oblio. L’oikoumene, l’universo abitato, con cui veniva identificato l’Impero romano, continuò a vivere nell’immaginario attraverso la Chiesa, che seppe unire i popoli convertiti al messaggio di Cristo. Il saggio di Averil Cameron offre agli storici e agli appassionati di antichità e medioevo una stimolante ed esaustiva lettura sulla base delle testimonianze letterarie ed archeologiche, e con il corredo di una copiosa, aggiornata bibliografia.