Un mercoledì da leoni, il film di John Milius (lo sceneggiatore che scrisse anche Apocalypse Now) che, come spesso accade, all'epoca uscì quasi in sordina, per trasformarsi poi nel simbolo di quella generazione scanzonata che si risvegliò nel peggiore dei modi. Eppure, nonostante tutte le prove e le sconfitte, i tre amici sempre sul surf si ritrovano. Perché il surf non è solo uno sport. È un modo di affrontare la vita, perché non c'è protezione contro le onde: puoi solo affrontarle, dall'alto della cresta fino giù nell'incavo. Milius filma tutto con una tecnica modernissima, la telecamera fissata sulla tavola, a far sentire anche noi su quell'onda. E il gioco della luce a scandire i sentimenti che animano i protagonisti: viva e forte quando cavalcano il surf, spenta in quei dieci minuti della visita medica per l'arruolamento, tra finti nazisti e pazzi veri, fino alla partenza di Jack per il Vietnam. Una colonna sonora eccezionale fa da sfondo agli alti e bassi di questi dodici anni. Con un messaggio chiaro (e a pronunciare queste parole non poteva essere che Bear): Gli amici sono la cosa che conta di più nella vita.