L’esplorazione dei fondali marini con le tecniche proprie della geofisica ha avuto una grande influenza sulla conoscenza della Terra e della sua evoluzione. Le osservazioni delle profondità oceaniche hanno giocato un ruolo fondamentale nella moderna teoria delle placche tettoniche, mentre le misurazioni in acque meno profonde, hanno rivelato come vengono a formarsi margini continentali, le loro subsidenze e come vengono ricoperti dalle coltri sedimentarie. I notevoli dettagli strutturali rilevati dai metodi geofisici, in particolare da quelli sismici, hanno dimostrato come la geofisica sia una scienza le cui metodologie sono indispensabili per le ricerche riguardanti, l’ambiente marino, la geologia marina e la ricerca delle risorse naturali. Negli ultimi anni i rapidi progressi tecnologici hanno dimostrato come le prospezioni geofisiche possano essere d’aiuto nella ricerca archeologica. Nel 1990 quando con un gruppo di scienziati amici eseguimmo delle prove su un’area marina d’interesse archeologico, al tempo abbastanza ben nota, scoprendo nuove strutture murarie, ed un relitto navale, non ancora riportati sulle mappe, ricordo come rimasi affascinato dalle “immagini acustiche” dei fondali e ricordo anche come spesso nei giorni seguenti le rivedevo mentalmente e spesso le “tiravo fuori” per riosservarle. Da allora, ogni volta che mi è stato possibile, sia con i metodi acustici sia con quelli magnetici, ho eseguito delle campagne in mare cercando di affinare sia le tecniche di prospezione che quelle d’elaborazione dei dati. Ho scritto questo manuale su suggerimento dell’archeologo Fabio Maniscalco, che mi a ha anche coadiuvato in alcune “campagne” con grande entusiasmo e fiducia in questi metodi. Speriamo entrambi che esso potrà essere utile agli archeologi che spesso si devono interfacciare con geofisici nelle ricerche archeologiche ed in particolare in quelle a mare.
Data pubblicazione
01/02/2010