Il grande protagonista di quest'opera è il mare, l'oceanica distesa dell'Atlantico, con tutte le implicazioni e i significati che assume di volta in volta per l'uomo che lo deve affrontare. Il navigare sull'Atlantico in barca a vela significa un contatto effettivo e immediato, senza tramiti di sorta, tra l’uomo e il mare, tra l’uomo e la natura. Significa libertà: libertà di spaziare all'infinito, libertà da vincoli d'ordine umano e sociale; libertà anche nell'autodisciplina e nella fatica, perché ogni regola viene liberamente scelta e seguita. Significa vivere una dimensione umana più semplice, più vera, più sostanziale. Significa il piacere d'immedesimarsi nella natura e, se necessario, di cimentarsi direttamente con essa, senza schermi e diaframmi. Significa infine ritrovare quel giusto senso delle proporzioni e dei valori umani che l'odierna società tecnologica e consumistica tende a svilire e dissacrare. Questo rapporto uomo-mare nel racconto di Fogar e sempre posto in primo piano, anche se nelle varie parti del libro assume aspetti e proporzioni diversi. Il diario della traversata « in solitario», con i suoi problemi di adattamento a un ambiente spesso difficile o addirittura ostile e senza l'aiuto pratico e psicologico di nessun altro essere umano, delinea infatti una realtà ben diversa da quella che si evidenzia dal resoconto della “Cape-Town-Rio de Janeiro”, in cui i problemi nascevano invece dalla presenza di un equipaggio di cinque persone necessariamente obbligate a convivere nel ristretto spazio di una barca a vela. E ancora diversa è la dimensione in cui si svolge la narrazione della “Regata di Malta”, gara molto breve e tirata: una dimensione competitiva e agonistica che nelle altre imprese non era avvertibile e che non mancherà d'interessare e entusiasmare il lettore.
Data pubblicazione
01/01/1973