In Italia e, in genere, nel bacino mediterraneo è poco nota l'importanza che ebbe il contributo portoghese alla scoperta di nuove vie marittime attraverso la circumnavigazione dell'Africa e l'esplorazione di nuovi continenti; proprio per questo è talora difficile comprendere come il vasto impero coloniale lusitano si sia conservato fino ad oggi e perché, in una vasta parte del continente sudamericano, si usi la lingua portoghese. In questo volume si risale alle origini del processo di espansione del Portogallo, ricercandone le cause: vi influirono certamente la disponibilità di legname, che si poteva tagliare gratuitamente nei boschi reali e che era utilizzato nei cantieri navali; i contatti con l'ambiente musulmano, mediterraneo e dell'Europa settentrionale; la posizione geografica del territorio portoghese, la cui povertà era un fattore che spingeva la popolazione verso il mare. Infine, l'adozione di un'imbarcazione come la caravella, dai molteplici usi e dalle grandi possibilità, facilitò i concreti risultati di un'opera di esplorazione paziente e tenace, alla quale corrisposero notevoli progressi nel campo astronomico e geografico. Certo dal tempo di Giovanni I i tentativi di aprirsi una via verso il Sud lungo le coste dell'Africa si moltiplicarono senza posa, creando di continuo nuovi problemi. Il volume, frutto di accurate ricerche, si propone di chiarire, in modo semplice e piano, pur senza mai rinunciate al rigore scientifico, il quadro ampio e sfaccettato del periodo d'oro di questa espansione coloniale, nel quale spiccano per la loro individualità figure come quella di Enrico il Navigatore, che singolare impulso diede alla navigazione, di Diogo Cao, l'esploratore del Congo, e di Vasco da Gama, che per primo percorse la via delle Indie.